Ridurre i costi della politica? Si può
Dal 2013, siamo talmente impegnati nella riduzione dei costi della politica da aver messo in campo una riforma costituzionale che ridurrà il numero dei parlamentari, abolirà definitivamente le province e un organo inutile come il CNEL e conterrà in modo profondo le spese delle Regioni. Soprattutto, la riforma riduce il costo maggiore che la politica produce per la società italiana: l'incertezza normativa, la lentezza delle decisioni, la conflittualità tra diversi livelli di governo. Per le imprese, in particolare, sono questi i veri costi della politica. Anche in termini meramente contabili, comunque, la riforma produrrà risparmi significativi, che a regime varranno circa 500 milioni di euro all'anno. Di fronte a questo importante e profondo progetto di modernizzazione e messa in efficienza delle istituzioni repubblicane, uno si aspetterebbe che un partito come il M5S sia favorevole. Sono nati e cresciuti elettoralmente proprio su questi temi, no? E invece, i pentastellati si sono schierati contro, perché antepongono l'opposizione al governo di oggi ai vantaggi di domani. Peccato.
Con queste premesse, appare ancora meno comprensibile e credibile la bagarre creata negli ultimi giorni dal M5S a Montecitorio. Chiedono la riduzione degli stipendi parlamentari, e accusano gli altri partiti di votare contro. Personalmente, avrei accettato l'impegno in politica e in Parlamento anche gratuitamente, ma sarebbe disonesto da parte mia non riconoscere che l'indennità parlamentare serve per garantire ai deputati la necessaria imparzialità e indipendenza. Si possono ridurre gli stipendi? Certo, si può sempre. Ma il tema di una politica più leggera, più sobria e meno costosa, va affrontato in modo sistemico e strutturale, non con le battaglie sugli scontrini o sulla manutenzione dei locali di servizio della Camera. Strutturalmente, noi stiamo riformando e alleggerendo le istituzioni: ciò determinerà un vantaggio concreto per gli italiani ed anche un risparmio significativo e duraturo. Se vogliono essere conseguenti alle proprie parole, gli amici del M5S votino Sì.
Gianfranco Librandi