Palazzi & potere
Rimborsi d’oro alla politica: ko i tagli della riforma Boschi
Fatta la legge, trovato l’inganno. E Pantalone continua a pagare. Denaro su denaro. Che ancora oggi finisce nelle casse dei partiti, addirittura per elezioni che si sono svolte sei anni fa. Di cosa stiamo parlando? Dei famigerati rimborsi elettorali, scrive la Notizia. Proprio quelli che il provvedimento approvato in via definitiva dal Parlamento il 21 febbraio 2014, fortemente voluto dal governo allora guidato da Enrico Letta, ha deciso di cancellare. Progressivamente. Avverbio che la dice lunga sugli immediati benefici della celebrata riforma. La quale andrà a regime solo nel 2017, visto che nel 2014 il taglio previsto è stato del 25% poi salito al 50% l’anno successivo. Che significa? Che nei due anni passati – 2014 e 2015 appunto – nei forzieri delle forze politiche sono finiti 52,2 milioni di euro. Più o meno quanto, secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, risparmieremo con l’approvazione della riforma costituzionale del duo Renzi-Boschi (57,7 milioni).