Palazzi & potere

Rottamatore fuori, andreottiano dentro: La road map segreta di Renzi

Tirare dritto come un treno che non fa fermate, altrimenti non riparte più. Matteo Renzi vede così il suo governo dopo la vittoria al referendum delle trivelle. E ai suoi fedelissimi di Palazzo Chigi, quelli della riunione del mattino presto, ha detto chiaramente che adesso il ritmo deve diventare incalzante, perchè loro al potere sono saliti così, giocando sempre d’attacco e azzannando, quando serviva. La tabella di marcia dell’ex rottamatore prevede un rush sulle amministrative, con grande impegno a fianco di Beppe Sala, candidato sindaco a Milano e di Roberto Giachetti, poco più che una bandiera a Roma, dove il Pd sa di aver fatto disastri. L’obiettivo sulle comunali di giugno è quello di limitare i danni e portare a casa un pareggio, ovvero conquistare Milano e Torino, e andare al

ballottaggio nella Capitale. Dopo l’estate, sotto con il referendum costituzionale della legge Boschi, quella che abolisce di fatto il Senato e piccona il bicameralismo. Qui il premier, con i suoi, ostenta grande ottimismo. E’ convinto che se verrà veicolato il messaggio “giusto”, quello dell’abolizione di Palazzo Madama con conseguente risparmio di soldi pubblici, la gente non potrà che apprezzare una riforma  da iscrivere nel fortunato filone delle misure “anti-casta”. E pazienza se siamo alla demagogia al cubo. “Se dobbiamno combattere con i grillini dobbiamo farci furbi”, ammette un renziano doc. A questo punto scrive bonazzi sulla notizia, in autunno, con un referendum fondamentale da vincere, la mano sulla finanza pubblica sarà particolarmente leggera. Niente tagli, niente riforme delle pensioni, niente addizionali Iva: su deficit e debito, palla lunga e pedalare. Idem per la manovra di aprile 2017, perchè sarà una manovra elettorale. Elettorale nel vero senso della parola, visto che in caso di trionfo al referendum, Renzi spingerà per elezioni anticipate nella primavera prossima, con la scusa che l’attuale Senato sarebbe ormai delegittimato e quindi bisogna tornare alle urne. Con la legge elettorale che si è fatto su misura, e con il centrodestra verosimilmente ancora spaccato e senza un vero leader, il premier è convinto di vincere, piegando anche l’incognita grillina al ballottaggio. Ovviamente tutto può andare storto, basta un niente: una frenata dell’economia e un irrigidimento conseguente di Bruxelles, oppure un’inchiesta giudiziaria di quelle velenose. Il premier lo sa ed è per questo che ha deciso di non togliere mai il piede dall’acceleratore. E la manovra lacrime e sangue che tutti gli esperti di finanza pubblica si aspettano? Quella Renzi la farà nell’autunno 2017, tornato a Palazzo Chigi da trionfatore. Saranno le pulizie di bilancio di inizio mandato, all’americana. Solo che lui c’era già prima.