Trump e l'Italia, Nelli Feroci: “Evitare tentazione di relazione privilegiata"
Il presidente dello IAI sui possibili rapporti con l’America del neo-presidente
“Ora che abbiamo potuto constatare che Donald Trump fa sul serio, e che mantiene le promesse fatte in campagna elettorale, c’è da chiedersi che cosa comporterà per un Paese come l’Italia l’arrivo alla Casa Bianca di un leader che sembra intenzionato a rimettere in discussione gli assi portanti tradizionali della politica estera americana”: è la questione che pone, e si pone, l’ambasciatore Nelli Feroci, già rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue e poi commissario europeo, ora presidente dello IAI, in un articolo scritto per la rivista online AffarInternazionali.it. Ne riportiamo alcuni stralci.
La prima telefonata Trump - Gentiloni. Gli scarni resoconti della prima conversazione telefonica tra Trump e il premier Paolo Gentiloni non hanno fornito indicazioni sotto questo profilo. Abbiamo per il momento solo potuto registrare una evidente maggiore prudenza da parte italiana nel pronunciarsi sulle prime iniziative del nuovo Presidente americano, rispetto alle più esplicite prese di distanza di dirigenti di altri Paesi europei (al punto che il Financial Times qualche giorno fa si chiedeva, con qualche malizia, se l’Italia non stia furbescamente prendendo le distanze da una linea comune europea nei confronti delle nuova Amministrazione statunitense).
Rapporto Trump - Ue - Italia. La prevedibile tendenza della nuova amministrazione americana a ignorare l’Ue per privilegiare rapporti bilaterali con singoli Paesi membri porrà una sfida all’Italia. Certamente dovremo mantenere un rapporto collaborativo con Washington; ma dovremo anche fare capire agli americani che è ancor più nel nostro interesse un’Ue forte, unita e protagonista, che sappia dialogare da pari a pari con gli Usa. Sarebbe invece miope e sbagliato pensare di costruire un rapporto privilegiato con gli Usa a scapito dell’Ue. E proprio perché nell’Amministrazione americana si va affermando una netta preferenza per un’Europa debole e divisa, l’Italia dovrebbe assumere una iniziativa politica di alto profilo per restituire alla costruzione europea autorevolezza, credibilità e sostegno popolare.
Il ‘reset’ con la Russia: meglio la prudenza. Le ripetute aperture di Trump sull’ipotesi di un “reset” delle relazioni con la Russia potrebbero costituire un’opportunità per un Paese come il nostro, che non ha mai fatto mistero dell’interesse ad una normalizzazione del rapporto con Mosca. Ma pure in questo caso occorre prudenza. Anche sull’idea di una ripresa del dialogo con Putin dovremmo muoverci in un contesto di concertazione con i nostri partner europei e atlantici; capire cosa effettivamente ha in mente Trump (le sue esatte intenzioni non sono per ora chiare); e soprattutto avere chiaro cosa chiedere a Vladimir Putin come contropartita.
Le incognite Medio Oriente e Mediterraneo. Se il criterio prevalente che orienterà le scelte di Washington nella regione sarà il contrasto dell’Isis e del terrorismo islamico, se ne dovrebbe dedurre che gli Usa avrebbero tutto l’interesse a favorire una soluzione politica delle crisi in corso in Siria e Libia, che consenta la formazione di governi stabili, riconosciuti internazionalmente e all’interno, e in grado soprattutto di controllare i rispettivi territori. Potrebbe essere per noi una opportunità rispetto alla quale ci converrà sondare rapidamente la nuova amministrazione Usa, nella speranza di riuscire a coinvolgere Washington in un disegno di stabilizzazione della Libia.
La sfida e l’occasione del G7 di Taormina. Il Vertice G7 di Taormina, del prossimo maggio, sarà una prima occasione per testare gli orientamenti di Trump sui temi che tradizionalmente figurano nell’agenda di questo tipo di incontri. Oltre tutto Taormina potrebbe essere la prima uscita all’estero di Trump per un vertice multilaterale, un contesto che il presidente americano non considera come il più idoneo per la tutela degli interessi nazionali americani.
La sfida per la presidenza italiana del G7 sarà quindi quella di riuscire a smussare gli spigoli su temi sui quali non sarà agevole concordare conclusioni condivise (commercio, coordinamento politiche macro-economiche, stabilizzazione dei mercati finanziari, ma anche ambiente, cambiamento climatico, e forse rapporti con la Russia ecc.) e ricercare un minimo di consenso su temi (quali?) meno controversi.
In conclusione si può capire (e per certi aspetti anche condividere) la prudenza dei dirigenti italiani, che per ora hanno evitato di seguire l’esempio di altri leader europei in una critica aperta a Trump. Ma sarebbe sicuramente un errore cadere nella tentazione di giocare la carta di una presunta intesa diretta con gli Usa di Trump a prescindere da, o addirittura in contrasto con, i nostri tradizionali referenti: Ue e Nato.
Ferdinando Nelli Feroci
Presidente IAI