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Politica
Parisi Jones alla ricerca del centrodestra perduto

Di Marco Marturano

Ci sono nella politica italiana alcuni eventi che non rientrano nella categoria del rituale e invece si collocano di diritto in quella del "decisivo". Il 16 e il 17 settembre 2016 appartengono sicuramente alla categoria del decisivo per il futuro del centrodestra grazie alla convention organizzata da Stefano Parisi
 
L'ex candidato del centrodestra alle elezioni amministrative 2016 a Milano ha già raggiunto il suo risultato ancora prima di realizzare l'evento, visto che a legittimarne le ambizioni di leadership del centrodestra perduto sono state proprio le reazioni stizzite e iraconde di una quantità industriale di dirigenti di forza italia. Reazioni che dimostrano la paura verso la nuova figura di Parisi dimostratasi già competitiva al voto di Milano e quindi pericolosa per una classe dirigente che si percepisce forse in discussione per i risultati prodotti almeno dal 2010. La paura del cambiamento e della sfida su idee e modi nuovi di rappresentare l'elettorato moderato non è' del resto nuova nel centrodestra ma fino ad ora era sempre compensata dalla capacità salvifica di Silvio Berlusconi che ne guidava la sterilizzazione (vedi vicende fini e alfano) o ne incanalava le energie dentro uno schema noto e rassicurante (la nascita del Pdl o la rinascita di forza Italia). 
 
Oggi invece Berlusconi ha deciso di lasciare il campo a Parisi apparentemente proprio per favorirne la capacità attrattiva verso gli elettori potenziali che in questi anni hanno abbandonato il centrodestra. 
 
E Parisi ha usato questo spazio per far circolare gran voci sui tanti civici e pochi politici presenti alla convention, recuperando un modello che era proprio quello della prima forza Italia 1994. 
 
E questa scelta ha ottenuto come risultato anche l'attacco dei tanti eletti di Forza Italia che vedono squagliarsi come neve al sole le ambizioni da presunti eredi del regno politico di Silvio. Molti di questi sono arrivati a Forza Italia più di vent'anni fa proprio come civici al servizio temporaneo della politica e oggi etichettano Parisi come un eretico autorappresentandosi ormai come professionisti della politica che non riconoscono un ruolo al civico che prova a rinnovare il campo che anche loro hanno contribuito negli ultimi anni a far entrare in crisi. Lo stesso atteggiamento difensivo e conservatore (con un pizzico di odore di casta) che aveva la vecchia politica della prima repubblica nei confronti del Berlusconi del 1994.
 
Basta solo questo a definire un successo l'evento lanciato da Parisi. Se poi si aggiunge la carica di aggressività messa ancora di più nei suoi confronti da Matteo salvini con tanto di minacce di nuovi partiti da fondare in alternativa abbiamo il quadro completo del suicidio degli avversari interni di Parisi che lo hanno battezzato leader proprio per come lo hanno respinto. 
 
Del resto, pur con moltissime differenze tra i due soggetti, lo stesso trattamento riservato a Parisi dai suoi presunti compagni di coalizione fu riservato anche a Matteo Renzi dai suoi compagni di partito sin dalla prima Leopolda. In quel caso anche costruendo eventi alternativi per coprire quello che scomunicavano come illegittimo. E il risultato di quella geniale strategia lo abbiamo visto.
 
Insomma complimenti a Parisi per aver segnato il primo punto della sua avventura politica nazionale (dopo quello sorprendente delle amministrative di Milano).
Adesso viene il bello, adesso Parisi Jones deve dimostrare sul campo di saper ritrovare il centrodestra perduto o saperlo ricostruire.
 
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