Pd a un passo dalla scissione. La minoranza sfida Renzi
Minoranza dem riunita per decidere se lasciare il partito
E anche le parole d'ordine degli interventi ricalcano lo stesso registro: uguaglianza, giustizia sociale, lavoro. Una platea che si scalda anche quando viene sottolineato che, in caso di addio al Partito Democratico, i dem continueranno a essere interlocutori e compagni di strada. "Speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore. Qualunque cosa accada non costruiremo un soggetto avversario del Pd. Questa soluzione e' facilmente evitabile con un po' di voglia di stare insieme", ha spiegato Emiliano che, oggi pomeriggio, sara' ospite del congresso fondativo di Sinistra Italiana a Rimini.
"Il nostro avversario e' la destra", ribadisce Enrico Rossi. Quella in corso "non e' una battaglia sulle date", continua il presidente della Regione Toscana, "non vogliamo la trasformazione del Pd nel partito di Renzi. Ci si chiede di fare in poche settimane una conta per restituire le chiavi del partito al segretario. Noi non ci stiamo". Ecco, dunque, aprirsi la strada per "una storia nuova", nel caso dal segretario non arrivi una svolta, un cambiamento di rotta nella gestione del Pd, a partire dai temi da mettere all'ordine del giorno.
Su questo punto Roberto Speranza ha sottolineato: "Avevamo promesso piu' lavoro e stabilita' e ci siamo ritrovati il boom dei voucher; avevamo promesso green economy e ci siamo ritrovati le trivelle e il 'ciaone'; avevamo promesso equita' fiscale e abbiamo tolto l'Imu anche ai miliardari. Un passaggio che strappa applausi. Gli applausi piu' scroscianti, pero', sono riservati a Pierluigi Bersani, seduto in prima fila tra D'Alema ed Epifani, al quale la platea tributa una standing ovation. Emiliano lo ringrazia, dopo essersi ironicamente scusato per avere sostenuto Renzi al congresso nel 2013. "Oggi sto con Speranza e Bersani perche' sono due persone perbene. Ed essere persone perbene significa non fare tattica su temi per cui ti dovresti vergognare di fare tattica".