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Pd, Letta: non può finire così. I bersaniani disertano la direzione

Sono sempre più muscolari i toni nel Pd nel day after dell'assemblea nonostante l'ultimo tentativo di mediazione, quello del ministro Andrea Orlando

Sono sempre più muscolari i toni nel Pd nel day after dell'assemblea nonostante l'ultimo tentativo di mediazione, quello del ministro Andrea Orlando. I bersaniani fanno sapere che non parteciperanno alla direzione del partito convocata per nominare la commissione che dovrà occuparsi delle regole del congresso. "No, non andiamo", conferma Nico Stumpo. Non saranno presenti, spiegano, perché la direzione eleggerà la commissione per il congresso e loro non intendono farne parte, dal momento che non condividono il percorso avviato.

"E che bisogna andare a farci?", ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se avesse intenzione di andare alla direzione del Pd in programma a Roma. "Io ci sono già stato" in direzione, "e ho parlato, e poi abbiamo fatto anche una manifestazione". Rossi ha spiegato che domani sarà comunque a Roma per un incontro, per fare il punto sull'accordo di programma per le acciaierie di Piombino.

Parole simili da Roberto Speranza: "Per me - dice - non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla prossima direzione del Pd dopo quello che è accaduto ieri. Ci aspettavamo che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto. Lui ha fatti una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd".

Letta, 'Non può finire così' - "Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così". Lo scrive su Facebook Enrico Letta a proposito della scissione del Pd. "Oggi non ho altro che la mia voce - scrive ancora l'ex premier - e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. No, non può finire così". "Mi viene spontaneo pensare che per i casi del calendario proprio 3 anni fa ero preso da sgomento lasciando Palazzo Chigi dall'oggi al domani e cominciando una nuova vita, fuori dal Parlamento e dalla politica attiva. Quello era uno sgomento solitario. Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano che non sia vero. Tanti che chiedono di guardare all'interesse del paese e mettere da parte le logiche di potere. Mai avrei pensato 3 anni dopo che si potesse compiere una simile parabola".

Intanto Orlando non esclude una propria candidatura al congresso. Anzi. "Qualunque problema abbia il partito - sottolinea ad Agorà - l'idea che lo si possa risolvere con la scissione è sbagliata: apre un fronte che consente alla destra di rafforzarsi". Quanto alla sua candidatura alla segreteria del partito, Orlando risponde così: "Non mi pare serva mettere altri candidati alla segreteria in lizza. Se la mia candidatura impedisse la scissione, sarei già candidato. Non ho capito quale sia il problema in questo passaggio...". Intanto, a quanto si apprende, una riunione, ieri sera, tra lo stesso Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano ha sancito la nascita di una nuova area dentro il Pd alla luce della quasi certa scissione con la minoranza. I tre esponenti ex ds, che ieri in assemblea hanno caratterizzato i loro interventi all'insegna dell'unità del partito e dell'equidistanza, si sono trovati d'accordo, nella riunione, sulla necessità di un'area larga che avanzi una proposta politica nuova per rifondare il Pd.

In Transatlantico si moltiplicano i capannelli Dem (nella foto sotto tratta da Facebook il capogruppo Ettore Rosato, Gianni Cuperlo e il vicesegretario del partito Lorenzo Guerini).

Nuovo appello di Fassino - "Il Partito Democratico è la casa di tutti, lavoriamo insieme per un congresso in cui discutiamo e ci confrontiamo". Lo scrive su Facebook l'ex sindaco di Torino, Piero Fassino. "Ne ho fatti tanti di congressi, non ne ho mai visti congressi di figurine...", aggiunge postando sul social il suo intervento all'assemblea nazionale del Pd.

La minoranza, dopo l'assemblea, si sarebbe data 48 ore per riflettere per appurare se Matteo Renzi è disposto a fare "una mossa politica vera" per scongiurare la scissione.

Intanto il presidente della Toscana, Enrico Rossi, fa sapere di non voler stare "in un partito che sia 'il partito di Renzi'. Dobbiamo lavorare - ha chiarito - ad un altro soggetto politico con l'intento di rafforzare il quadro del centrosinistra, un centrosinistra che sia attrattivo che potrà allargare l'area di consenso e di raccolta di voti verso il centrosinistra, anche andando in casa di Grillo.

La maggioranza delle persone ci chiede quali sono i nostri programmi: è il momento di farlo. Proprio poco fa - ha detto - stavo pensando di rispedire la mia tessera alla mia sezione, con una lettera, e andarne a trovare anche il segretario. All'assemblea del Pd è parso evidente che non c'è alcuno spazio e dunque meglio una separazione senza rancori, senza patemi, senza farne un drammone, così potremmo rispettarci meglio anche da posizioni diverse. Certo - ha aggiunto - siamo dispiaciuti perché potevano stare insieme se le nostre idee fossero state prese in considerazione. Ma ci è stato detto che non c'è spazio in questo partito. Il governatore della Puglia Michele Emiliano - ha detto ancora Rossi - ha fatto un ultimo generosissimo tentativo e anche Epifani ha proposto "problemi semplici", ma è stata organizzata una bastonatura andata avanti dalle 10.20 alle 17.45 dopo la replica a Emiliano. Gli italiani - ha detto Rossi - sono stufi di questo tormentone: siamo andati all'assemblea attendendo qualche apertura nella relazione di Renzi e non è stato così. Non abbiamo l'esclusiva della sinistra e non vogliamo averla, ma bastava che Renzi nella sua introduzione prendesse tre delle dieci idee che avevamo proposto anche nell'inziativa del giorno precedente a Roma". Ciononostante, per Rossi, sarebbe normale che i nuovi gruppi parlamentari dopo la scissione appoggiassero il governo.

A chi ghi chiede se Massimo D'Alema avrà il ruolo di 'padre nobile' nella scissione e nella eventuale futura formazione politica, Rossi risponde di essere abbastanza adulto per avere idee proprie e non lasciarsi condizionare. "Nel referendum - ricorda - abbiamo avuto posizioni diverse. D'Alema va preso sul serio quando dice che non intende stare sul fronte, in prima linea, della politica. Quanto a Michele Emiliano, farà quello che crede. La prospettiva - spiega Rossi - è un movimento della sinistra dove ci siano idee diverse. Sta a noi creare le condizioni perchè ciò accada. Con chi? Vediamo quanti, vediamo come tra quelli che non sono stati soddisfatti delle politiche di Renzi".

Ieri Bersani si attendeva una replica del segretario dimissionario del PD, in Assemblea, che non c'è stata. Il discorso di Matteo Renzi è stato giudicato dalla sinistra troppo duro: "Renzi ha alzato un muro."Intanto nessun candidato si è presentato per la segreteria direttamente in assemblea, parte dunque il congresso anticipato.