Pd, Renzi lascia e raddoppia. Primarie domenica 23 o 30 aprile
Franceschini e Orlando verso la conferma del sostegno al segretario dimissionario
Lascia e raddoppia è la strategia di Matteo Renzi. Tempi velocissimi quelli della road map del segretario del Pd che oggi si presenta dimissionario in Direzione Nazionale. Una mossa che non significa affatto l'addio ma che punta ad una rapida riconferma popolare alla guida dei Democratici per poi correre alle elezioni a giugno come candidato premier (Mattarella permettendo). L'assemblea nazionale verrà convocata al più presto, poi ci sarà l'avvio della fase congressuale da esaurirsi nel giro di poco più di due mesi, con primarie aperte per l’elezione del segretario da celebrarsi il 30 aprile o addirittura anche la domenica subito dopo Pasqua: ovvero il 23 aprile. Salvo cambiamenti dell’ultimo momento, è questa l’idea di Matteo Renzi.
Le minacce di scissione dei vari Emiliano, Rossi, Bersani, D'Alema, Cuperlo e Speranza ormai sono state superate. L'ex premier non ha alcuna intenzione di farsi logorare al Nazareno sostenendo un esecutivo che probabilmente dovrà pure aumentare la pressione fiscale (contraddicendo le promesse di Renzi) per venire incontro ai diktat dell'Unione europea. Se la minoranza dem non accetterà tempi e modi di primarie e congresso sarà libera di andarsene. Il vero problema del segretario dimissionario è tutta quella parte maggioritaria del Pd che finora lo ha sostenuto ma che non è mai stata renziana doc. Gli occhi sono quindi puntati su Dario Franceschini (Area Dem) e su Andrea Orlando (Giovani Turchi) che controllano fetta principale di parlamentari e voti in Direzione e in Assemblea. Stando ai renziani, però, i due ministri non faranno scherzi e confermeranno il loro sostegno a Renzi.