Politica
Pd vs M5s, è scontro sull'Ucraina: così Conte camaleonte insidia Schlein
Conte, uomo flessibile e lungimirante, è sempre pronto al dialogo costruttivo con il Pd che sta cercando lentamente di sfilare alla novizia Schlein
Pd vs M5s, è scontro sull'Ucraina: così Conte camaleonte insidia Schlein
La vicenda della guerra in Ucraina è senza dubbio divisiva e l’abbiamo visto nel centro – destra con la Meloni apertamente atlantista (con malumori interni) e la Lega che aveva ottimi rapporti con Mosca. Ma anche a sinistra la questione c’è.
Da una parte l’atlantismo della Schlein, almeno sulla questione guerra, e dall’altra Giuseppe Conte che da uomo navigatissimo qual è strizza l’occhio alle componenti più fervidamente peroniste del movimento quelle, per intenderci, che erano nel governo di destra giallo – verde. Questo fatto è dovuto alla sostanziale ambiguità del Movimento Cinque Stelle che è un movimento peronista, intendendo con questo termine un movimento che a volte è di sinistra e a volte di destra, caratteristica d’altronde di tutti i movimenti populisti.
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Papa Francesco è un classico esempio di peronismo argentino. Anche l’antecedente del M5S, cioè Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, era un movimento peronista che aveva al suo interno due fazioni ben distinte, una destra e una sinistra. A riprova di questo basti pensare che all’inizio alle manifestazioni di Di Pietro aderivano Pino Rauti e la figlia Isabella Rauti, ora senatrice e sottosegretaria alla Difesa. Ma nel contempo ebbe al suo interno uomini anche come Luigi De Magistris, un uomo di sinistra che attualmente sta dalle parti del movimentino di Michele Santoro.
Conte sa benissimo che all’interno del suo Movimento -che con bravura e democristiana audacia ha sostanzialmente sfilato prima a Luigi Di Maio e poi al fondatore Beppe Grillo- esistono le due componenti anzidette e per questo ha potuto guidare il governo prima con la destra della Lega e poi con la sinistra del Pd ed infine anche, per un certo tempo, con il centro tecnico di Mario Draghi. Ed è per questo che Alessandro Di Battista, che rappresenta la “destra” del Movimento, spara a palle incrociate contro la guerra e l’ “atlantismo” meloniano.
E l’asse Conte – Di Battista esiste e non ha mai cessato di essere attivo e alle prossime Europee si vedrà il più che probabile ricongiungimento. Quindi Conte critica la Meloni sulla guerra in Ucraina ma prima con Draghi la sosteneva, almeno fin quando era al governo poi è passato all’opposizione per prendere i voti “naturali” dei Cinque Stelle e così ha fatto salvandoli da una débâcle, dopo aver governato quasi 5 anni.
Alla prossima manifestazione contro la destra della Schlein Conte ha detto “se ci chiamate veniamo”, questo dopo le roventi polemiche sull’invio delle armi. Si tratta della solita tattica del bastone e della carota che l’ex Primo Ministro utilizza da anni con il Pd con cui, ad esempio, è in pessimi rapporti a Roma con il sindaco Gualtieri che attacca –giustamente- la Raggi per la disastrosa gestione della Capitale ed è ampiamente ricambiato sulla vicenda Expo 2030 e la sponsorizzazione a Riad della As Roma. Però Conte, uomo flessibile e lungimirante, è sempre pronto al dialogo costruttivo con il Pd che sta cercando lentamente di sfilare alla novizia Schlein, proprio come ha fatto con Di Maio e Grillo.
Per questo non ci meraviglieremmo più di tanto che se Biden dovesse risalire nei sondaggi (cosa improbabile) Conte ridiventerebbe improvvisamente atlantista come lo diventerebbero tutti gli altri ora critici con la guerra.