Politica

Pd, Zanda tesoriere. A Misiani il Dipartimento Economico del Pd

Zingaretti sceglie l'ex capogruppo al Senato Zanda come nuovo tesoriere del Partito Democratico

"È l'ultima cosa che avrei voluto fare. Del resto, quella del Tesoriere è una carica immaginaria visto che nel Pd non c'è tesoro". Il senatore Luigi Zanda, ex capogruppo dem al Senato, commenta con una battuta la decisione di Nicola Zingaretti che ha indicato proprio lui per la sostituzione di Francesco Bonifazi. Il neo leader del Pd è alla ricerca delle figure adatte per la sua segreteria. A partire, appunto, dal tesoriere. Antonio Misiani sarà il probabile capo del Dipartimento Economico.

LE DICHIARAZIONI DI MISIANI AD AFFARITALIANI.IT - "E' una personalità di grande esperienza che ha gestito situazioni molto complesse. E ha anche una grande esperienza politica. E' un'ottima scelta, ne sono convinto". Con queste parole il senatore del Pd Antonio Misiani, contattato telefonicamente da Affaritaliani.it, commenta la decisione di Nicola Zingaretti di scegliere Luigi Zanda come tesoriere del Partito Democratico.

Per Misiani, che anche lui era in corsa per il ruolo di tesoriere del nuovo Pd, potrebbe essere pronto un incarico nel settore economico. "Io sono capogruppo in Commissione Bilancio al Senato. Quanto agli incarichi deciderà Zingaretti", afferma lo stesso Misiani.

"Non ho mai avuto responsabilità amministrative - dichiara Zanda - ma in una situazione molto difficile, con il parito che si sta riprendendo dopo le primarie che hanno avuto un'affluenza così straordinaria, con una elezione di Zingaretti così forte, come avrei potuto rifiutare?"

Il partito si trova dal punto di vista finanziario in una situazione delicata con finanze dimezzate, grosse spese sostenute per le campagne elettorali, e con problemi soprattutto col personale.

Nel giugno scorso il tesoriere Bonifazi aveva chiuso il bilancio (relativo al prospetto dei conti 2017) con 500mila euro d'avanzo nonostante le casse del partito fossero state negli anni precedenti in rosso non solo per le elezioni e per la fallimentare campagna referendaria. Ma anche per i mancati versamenti di 60 parlamentari, molti dei quali passati a Mdp, che non avevano versato i 1.500 euro mensili dovuti al partito.

Dopo aver messo tutti i 180 dipendenti in cassa integrazione, 90 dei quali a zero ore, Bonifazi aveva scelto la linea dura contro i morosi. Facendo partire i decreti ingiuntivi della magistratura per riscuotere il dovuto.