Politica

Piemonte. Cirio verso una vittoria larghissima. Ma la vera partita è Torino

di Andrea Muratore

Babando (Lo Spiffero): "Cirio vincente con 20-30 punti? Prospettiva reale. Ma la vera sfida per il centrodestra sarà conquistare Torino". L'intervista

Piemonte. Cirio verso una vittoria larghissima. Ma la vera partita è Torino

I recenti avvenimenti riguardanti il Piemonte e le diatribe interne al centrodestra, principalmente per i video diffusi da candidati leghisti che invitano a un voto disgiunto contro il presidente di Regione Alberto Cirio e a favore della candidata pentastellata Sarah Disabato, non cambieranno con ogni probabilità l’esito di un voto che è in larga parte indirizzato verso una riconferma del centrodestra. Ne è convinto Bruno Babando, direttore de Lo Spiffero e attento osservatore delle questioni torinesi e piemontesi, che ad Affaritaliani.it commenta che “Alberto Cirio veleggia verso una vittoria ampia in un Piemonte che va verso il voto con scarsa passione”. Tanto che “non c’è da fare grande filosofia sulla querelle interna al centrodestra,che nasce soprattutto dalle preoccupazioni della leghista Zambaia, che si ritiene non abbastanza sostenuta da Cirio”. La candidata consigliera, infatti, “si è trovata nella lista civica di Cirio il fratello di Antonio Castello, che l’ha sconfitta nella corsa a sindaco di Pianezza, come candidato. Dunque”, ragiona Babando, “tutto è da richiamare a una querelle strettamente locale”.

Cirio avanti di 20-30 punti? Ipotesi concreta

Del resto, per Babando, memoria storica del giornalismo tra il Ticino e le Alpi, “non si percepisce alcuna prospettiva di un travaso di voti dal centrodestra a altri campi. Anzi, col suo profilo moderato”, ci dice il direttore, “è piuttosto Cirio che potrà attirare voti dall’esterno, da un centrosinistra la cui candidata Gianna Pentemero è partita debole, promossa da veti incrociati nel Partito Democratico” più che da una vera cordata politica. E in Piemonte si prevede che il fenomeno del voto disgiunto resterà comunque marginale. Resta un dato, per Babando: la prospettiva “che Cirio vinca di 20-30 punti percentuali è realtà. Si tratterebbe di un margine superiore a quello con cui nel 2019 strappò la Regione a Sergio Chiamparino. La vera partita”, ci dice Babando, “riguarda Torino”.

Torino roccaforte del centrosinistra. Sarà così anche quest'anno?

Nel 2019 Cirio non riuscì a vincer nel capoluogo sabaudo, oggi proverà a fare cappotto in tutti i capoluoghi nel voto dell’8 e 9 giugno: “Torino è una città da trent’anni ostile al centrodestra”, ricorda Babando, “ma Cirio potrebbe sopravanzare il centrosinistra”. Al contempo, però, in un Piemonte dove tutto resta eternamente stabile, “è da segnalare come Cirio abbia costruito una salda concordia civica e istituzionale con Stefano Lo Russo, sindaco di Torino”. Il governatore forzista e il sindaco dem “vanno d’accordo su molti dossier, da Stellantis alle Fondazioni”, e questo è un dato importante. In sostanza, le partite principali per il Piemonte riguardano soprattutto le istituzioni finanziarie ed economiche e l’industria. Di Stellantis si è detto molto.

Il Piemonte e il risiko delle fondazioni

Resta il nodo fondazioni: “la Fondazione Compagnia di San Paolo ha visto la partita chiusa da Lo Russo nominando alla guida Mauro Gilli”, ex rettore del Politecnico, “figura che non ha volontà di protagonismo e appare poco ingombrante”, mentre dopo l’uscita di Fabrizio Palenzona “Cirio e Lo Russo sono allineati sulla nomina di Annamaria Poggi”, giurista dell’Università di Torino, “come presidente di tregua. Ma devono aspettare la tagliola del Mef, in attesa di conferma sulla decisione del commissariamento di Crt”. Sono queste le partite che oggi appaiono più in bilico per Torino. Sul fronte politico delle regionali, ad oggi, poche sorprese sono in arrivo.