Politica

Pnrr, ira di Draghi per lo scaricabarile. Meloni chiama: "Non ce l'ho con te"

Dopo la resa del governo sui fondi europei è scontro tra il vecchio e il nuovo esecutivo. Giavazzi, fedelissimo di Draghi: "Nessun ritardo con noi"

Telefonata Draghi-Meloni sul Pnrr, il fedelissimo dell'ex premier Giavazzi: "Non si possono spendere 190 mld subito, bisognava preparare l’assetto normativo"

Il governo sulla questione Pnrr ha deciso di uscire allo scoperto e il ministro responsabile del dossier, Raffaele Fitto ha ammesso: "Molti progetti sono irrealizzabili, non ce la facciamo". Dopo questa dichiarazione è nato uno scontro tra nuovo e vecchio esecutivo, così la premier Meloni, riferiscono fonti qualificate dell’esecutivo, telefona a Mario Draghi. Gli spiega - si legge su Repubblica - che non è lui il vero bersaglio del suo governo, semmai un certo strabismo della Ue sul Pnrr, ostile ai sovranisti e assai meno rigida col governo precedente. Prova a sedare un fastidio, quello dell’ex banchiere, sempre più marcato. Che fatica a restare negli argini, come si intuisce ricostruendo un episodio di una decina di giorni fa e che vale la pena riferire. Il suo fedelissimo Giavazzi va in tv e sfodera toni soft e concetti sostanzialmente bruschi. E così, quando gli chiedono della promessa meloniana di un’operazione verità per denunciare i ritardi frutto dell’era Draghi, il professore replica: «Chi dice oggi che il Piano è in ritardo non capisce come funziona».

Evita - prosegue Repubblica - affondi diretti, ma prende le distanze dal presente. "Non si potevano spendere immediatamente 190 miliardi, bisognava preparare l’assetto normativo. Ora bisogna essere pronti. E il ministro Fitto comincerà ad attuare le cose". Non è soltanto un problema di fair play. È la natura degli attacchi, spesso scomposti. La cui intensità è aumentata negli ultimi giorni, in concomitanza con l’esplosione del caso Pnrr a Bruxelles e il rinvio della decisione europea sulla terza tranche. E siamo a qualche giorno fa. La tensione sale talmente tanto che Meloni – secondo fonti incrociate consultate nell’esecutivo – decide di alzare il telefono per chiamare il predecessore. Contestualizza, spiega, giustifica la linea politica con ragionamenti di questo tenore: non sono attacchi rivolti a te, ma il tentativo di far intendere che l’Europa sta adottando nei nostri confronti un atteggiamento improvvisamente più rigido.