Raggi, Appendino, Renzi e Berlusconi: se l'invidia è bipartisan
Amministrative, i risultati elettorali mettono in luce l'assenza di figure fresche e nuove negli schieramenti tradizionali
di Ernesto Vergani
Per tutte la Prima e Seconda Repubblica, in assenza di bipolarismo e con la miriade di partiti, era rarissimo che un segretario dichiarasse: “Abbiamo perso”. Così può essere interpretata come nuova politica il fatto che il presidente del Consiglio nonché segretario del Pd, Matteo Renzi, abbia manifestato la sua delusione per il risultato del primo turno delle elezioni amministrative nelle principali città. Alle elezioni europee del maggio 2014, qualche mese dopo l’incarico affidato a Renzi il 22 febbraio da Giorgio Napolitano, il Pd prese il 40,82% dei voti e il secondo partito, il Movimento 5 Stelle, il 21,16%.
Se oggi a Roma la candidata M5S Virginia Raggi ottiene 453mila voti e il Pd Roberto Giachetti 320mila, se a Milano Beppe Sala supera Stefano Parisi di appena 4.938 voti, se a Napoli il Pd si ferma all’11,63% e la candidata Valeria Valente non va al ballottaggio (il partito sarà commissariato), c’è da preoccuparsi. E può quindi essere ritenuta coraggiosa la sfida che Renzi lancia sul referendum confermativo costituzionale di ottobre (“Se non vince il sì, me ne vado a casa”). Sembra che lo stesso Renzi - riconoscendo un’altra novità di queste elezioni - si sia lamentato coi suoi per l’incapacità di individuare candidati che trasmettano novità, freschezza, positività come le M5S Virgina Raggi (32,25%), che distanzia il Pd Roberto Giachetti (24,87%), e Chiara Appendino (30,92%) al ballottaggio a Torino con Piero Fassino (41,83%).
Avrebbe quindi ragione il leader della minoranza Pd, Roberto Speranza, quando dice che il Partito ha bisogno di un segretario dedicato. Magari per creare figure come Raggi e Appendino (che sembrano avere il pregio di non essere cloni di nessuno). Dall’altra parte, nel centrodestra, tutti i partiti (Fratelli d’Italia, Lega Nord, Forza Italia) sostengono di non aver perso, ma l’unica non sconfitta è quella di Milano, dove i partiti sono alleati. È quasi simbolico che oggi il Presidente Silvio Berlusconi (80 anni) sia stato ricoverato per stress al San Raffaele di Milano. Oltre all’unità, manca un leader, un Renzi di centrodestra, giovane, positivo, liberale, democratico, federalista. Ciò che nessuno ha ancora visto nell’Italia delle due Chiese, quella cattolica e quella comunista.