Politica
Rai, scontro Draghi-maggioranza su presidente e ad. I nomi

Cda Rai: De Biasio resta, Laganà lotta per non andare a casa
Di Sempione Mazzini
La voce della coscienza in casa Rai
Qualcosa di buono, il vecchio Cda, lo lascia in eredità ai futuri amministratori di viale Mazzini. Ieri è stata posata la prima pietra di un progetto (per ora fermo allo studio di fattibilità) per creare un futuristico centro di produzione multimediale a Milano, spostando uffici e tecnologie da viale Mecenate al Portello. Un passaggio di consegne a cui assisteranno in pochi.
Al vertice della Rai sono pronti a fare le valigie l'amministratore delegato Salini e il presidente Foa. Tra i 'semplici' componenti dovrebbe rimanere solo Igor De Biasio in quota Lega, mentre dovrà lottare non poco il rappresentante dei dipendenti Laganà per imporsi sul rivale scelto in area centrodestra. Il PD punta su una donna, mentre il destino di Gianpaolo Rossi, quota Fdi, dipende dalla scelta o meno di Forza Italia di giocare la partita con una propria candidatura.
Ma è sulla scelta dell'ad e del presidente che i giochi sono più che mai aperti. Il premier Draghi vorrà dire sicuramente la sua come ha già dimostrato con le nomine in Ferrovie. Diverso il discorso per il presidente, che comunque dovrà ottenere il placet anche dei due terzi dei componenti della Vigilanza Rai.
I nomi che si fanno sui tavoli del Governo non collimano al momento con i desiderata di molti partiti dell'eterogenea maggioranza, che vorrebbero nomi interni alla Rai, anche come eventuale ad, come Del Brocco, Ciannamea, Sergio, Ciccotti, De Santis. A breve si vota per il componente scelto dai dipendenti. A metà giugno la Camera voterà i due membri di propria competenza e, a stretto giro, il Senato. Per gli over the top i prossimi giorni saranno decisivi.