Referendum, i bookmaker puntano sul no. Sì quasi spacciato
Referendum, Renzi ha le mani legate. Insight
E' finita. O quasi. Nonostante la (finta) lite con Bruxelles e le promesse sul nuovo taglio delle tasse nelle Legge di Bilancio, dai bookmaker è arrivata una vera e propria mazzata per il presidente del Consiglio: a poche settimane dal voto, come riporta Agipronews, Ladbrokes ha ritoccato al ribasso le quote del "no" (da 1,73 a 1,67), mentre il "sì", da quota 2,00 a 2,10, diventa sempre più improbabile. Più ancora dei sondaggi, che comunque continuano tutti a dare il "no" in vantaggio di 2-4 punti (nonostante un leggero aumento dell'affluenza alle urne), le quote dei bookmaker sono molto significative, dato che alle scommesse sono legati soldi veri e quindi non si tratta quindi di semplici pronostici.
Il mood resta pertanto negativo per il premier e - secondo gli esperti - la situazione ormai esplosiva dell'immigrazione, con le recenti tensioni tra italiani e richiedenti asilo, rischia di peggiorare ulteriormente il quadro. Anche la presunta lite con l'Unione europea, legata oltre che ai migranti anche al deficit e ai conti pubblici, non sembra aver spostato più di tanto l'opinione pubblica. L'impressione diffusa - come Affaritaliani.it ha scritto giorni fa - è che dopo il 4 dicembre il governo italiano abbassi i toni con Bruxelles e quindi la soluzione si trovi rapidamente.
Manca ancora poco più di un mese prima dall'apertura delle urne e conoscendo Matteo Renzi è probabile che tiri fuori qualche coniglio dal cilindro, o che almeno ci provi. Ma il fronte tasse-conti pubblici è blindato dalle rigide regole Ue e quindi i margini di manovra sono limitatissimi. Non solo, il Presidente Sergio Mattarella non gradisce affatto i toni aspri con l'Ue e quindi il premier deve anche stare attento a non fare infuriare il Quirinale. C'è poi il ministro Padoan, punto di riferimento delle istituzioni europee e non solo (Bce, Commissione, Fmi...) che è sempre pronto a frenare Renzi qualora decidesse di accelerare ulteriormente sugli annunci più di quanto non è stato già fatto in sede di Legge di Bilancio.