Renzi: dal Pd alla Margheritina
Renzi rifà la Dc
Renzi volente o nolente sta andando verso una riedizione della Margherita; infatti, il partito fondato da Rutelli era riuscito a coagulare la diaspora della galassia democristiana in una nuova entità che veleggiò alla punta massima del 10% conquistando un discreto successo elettorale con 90 deputati e 43 senatori nel 2001.
Rutelli ebbe la capacità prospettica di ricreare una “piccola Dc” in salsa riformista e poi insieme ai Democratici di Sinistra fondare il Partito Democratico 10 anni fa nel 2007 guardando naturalmente oltreoceano.
Fu una scommessa sul futuro che non poteva prevedere la Grande Crisi che iniziava proprio in quell’anno e che avrebbe cambiato drasticamente la sociologia politica mondiale ridando spazio e vitalità a quei populismi che sembravano scomparsi.
Ora Renzi, epigono di Rutelli di cui è stato allievo, si ritrova tra le mani qualcosa di simile. L’entità della “scissione” definirà i contorni numerici del nome appropriato da dare al fenomeno che potrebbe essere anche ridimensionato ad “uscita consistente” ma il succo politico non cambia, con l’uscita della minoranza il Pd perde la componente Ds e cioè ex comunista.
Quindi il partito che si ritroverà Renzi da gestire sarà appunto qualcosa simile ad una “piccola balena bianca” che ad un esperimento di compromesso storico tra le due grandi famiglie che hanno dominato la scena politica del dopoguerra e cioè comunisti e democristiani.
Dal punto di vista numerico questo significherà e i sondaggi lo confermano la fuoriuscita dalle orbite politiche principali e cioè dalla traiettoria degli altri due “poli”: i Cinque Stelle e il Centro - Destra.
Un danno non irrilevante per i le ambizioni dell’ex premier.
Certamente potrà, questa Margheritina, attrarre componenti moderate dall’ Udc di Casini a Verdini che forse era proprio quello che i due speravano ma non elettoralmente così rilevanti.
Insomma, da questa situazione gioiranno in primis Grillo e poi il Centro - Destra che vede crescere le sue quotazioni.