La verità sulla lettera di Renzi: "Fate come dico io o tutti a casa" - Affaritaliani.it

Politica

La verità sulla lettera di Renzi: "Fate come dico io o tutti a casa"


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Matteo Renzi prende carta e penna e scrive ai parlamentari del Pd promettendo che da settembre "sulle riforme si corre". Dietro le parole del premier, gonfie di auto-celebrazione per quanto fatto finora, si cela l'ennesima minaccia alla sinistra del Partito Democratico: o fate come dico o andiamo tutti a casa. La scelta dei consiglieri Rai e il no a Ferruccio De Bortoli ha scavato un nuovo solco tra la minoranza dem e i renziani. Il presidente del Consiglio non intende più accettare mediazioni. "Ora basta, sono proprio stanco. Voglio vedere fino a che punto arrivano", ha detto l'ex sindaco di Firenze ai suoi più stretti collaboratori. La vera partita, quella che potrebbe segnare il destino della legislatura, è sulle riforme costituzionali. Se le piccolissime modifiche che Renzi e la Boschi sono disposti a concedere non bastassero alla sinistra Pd in Aula al Senato si potrebbe arrivare seriamente a una clamorosa bocciatura. I verdiniani non sono più di dieci e non bastano a colmare il vuoto se tutta la minoranza dem (25 senatori) si schiera contro e vota no a Palazzo Madama. Le dimissioni di Renzi da capop del governo sarebbero immediate in caso di flop del ddl Boschi. L'idea di Renzi è di andare al voto a febbraio cercando di estendere l'Italicum anche al Senato, strada comunque molto complicata. Sergio Mattarella, prima di mandare il Paese alle urne con due leggi elettorali diverse per i due rami del Parlamento, potrebbe tentare di far nascere un esecutivo del presidente che modifichi la legge elettorale. Due i nomi in campo: Graziano Delrio, renziano doc, o Giuliano Amato, gradito a Berlusconi e alla minoranza Pd. La prima ipotesi sarebbe il Dottor Sottile ma probabilmente Renzi non lo accetterebbe e, forse, potrebbe dire sì al ministro delle Infrastrutture ma solo per andare al voto qualche mese dopo (maggio 2016) evitando il Consultellum per il Senato.