Roma come Bagdad: senza acqua
Mentre la Raggi e De Vito si occupano di sesterzi e teleferiche Roma rimane a secco
Fra una settimana Roma subirà l’onta del razionamento idrico (come Bagdad ed altre città medio-orientali.
In 3000 anni di storia è difficile ritrovare un periodo di maggior degrado e malfunzionamento come quello attuale.
E poiché i ritmi della natura sono ben più lunghi di questo intervallo di tempo, e di siccità ce ne sono sempre state, il problema è politico e nazionale, perché Roma è la Capitale d’Italia e città di grande turismo mondiale.
Abbiamo a che fare con due poteri dello Stato e cioè il Comune e la Regione che si rimpallano le responsabilità vicendevolmente e su tutto la minaccia, che è praticamente certezza, del razionamento idrico.
Ma è possibile che su un problema ben noto l’Acea Ato2 non abbia altro piano di emergenza che il razionamento idrico?
Da una azienda florida e ricca, piena di esperti, ci si aspetterebbe l’elaborazione di qualcosa di più sofisticato.
Il Comune che controlla Acea che ha fatto in questo tempo?
La Raggi e De Vito sono indaffarati ad occuparsi di sesterzi e teleferiche mentre era necessario occuparsi della siccità (senza parlare di buche, trasporti e monnezza).
Parimenti la Regione Lazio poteva aspettare almeno che passasse l’estate per dare luogo al divieto di prelievo dal lago di Bracciano, vista l’emergenza acqua nella Capitale.
Ed un coordinamento da parte del ministro dell’Ambiente Galletti sarebbe stato auspicabile mentre positiva è la disponibilità del ministro dell’agricoltura Martina a collaborare, con fondi ed azioni concrete, visto anche il concomitante problema degli incendi.
È veramente deprimente che la lotta politica tra Zingaretti e la Raggi si trasferisca sulle spalle dei cittadini, degli anziani, dei bambini e dei semplici residenti che pensavano di stare in una società civile ed invece si sono ritrovati in una comunità del pleistocene.