Politica

Santanchè chiede aiuto a Giorgetti. E spunta l'ipotesi di falso in bilancio

Il Pd: "La ministra ha avuto dallo Stato 2,7 milioni di aiuti Covid". L’offensiva della Lega sull'inchiesta preoccupa Palazzo Chigi

Santanchè, il Pd: "Ha ricevuto 2,7 milioni di euro dallo Stato di aiuti Covid"

Si allarga il caso Santanchè, che diventa un caso politico anche all'interno della maggioranza. Come racconta la Stampa, il Pd chiede "conto a Santanché di un prestito da 2,7 milioni di euro che la ministra avrebbe ottenuto dallo Stato. È il senatore Antonio Misiani a presentare un’interrogazione urgente, chiamando in causa la premier Giorgia Meloni, la ministra del Lavoro Elvira Calderone e il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Vorrebbe avere spiegazioni sul prestito da 2,7 milioni erogato alla società della Santanché “Ki Group” da parte del Fondo patrimonio Pmi. Risorse con cui la ministra avrebbe dovuto pagare fornitori e dipendenti, che invece sembra non venissero pagati affatto".

«Da atti pubblici», si legge nell’interrogazione che La Stampa ha potuto visionare, «risulta che la ministra, attraverso la società immobiliare Dani srl, sia socia della Ki Group (controllata a sua volta da persone riconducibili alla sua famiglia) e sia stata destinataria di numerosi aiuti di Stato, tra cui un credito di imposta di 600 mila euro e il finanziamento di Invitalia pari a 2,7 milioni di euro». Finanziamenti erogati come «aiuti connessi all’emergenza Covid». Soldi che Invitalia ha poi chiesto indietro, rendendo Santanché «attualmente debitrice dello Stato». E questi, per il Pd, sono «fatti gravi, che non sono degni di un ministro della Repubblica»".

Santanchè, l'offensiva della Lega preoccupa Meloni

Sempre la Stampa analizza anche la contesa interna tra Lega e Fratelli d'Italia, col Carroccio che pare pronto all'offensiva sulla vicenda Santanchè. "L’elenco degli sgarbi, volendo considerare solo le ultime ore, è lungo: le liti sulla ricostruzione in Romagna, gli sgambetti sul Mes, e, da ieri mattina, anche le esternazioni sul caso che riguarda Daniela Santanchè. I più sospettosi vedono delle insidie anche sulla riforma della giustizia", scrive la Stampa, che spiega come "i più saggi lo avevano messo nel conto, la morte di Silvio Berlusconi ha come conseguenza quella di lasciare di fatto solo Matteo Salvini davanti a Giorgia Meloni, e la fase calante del primo e ascendente della seconda rendono il conflitto quasi inevitabile: «Senza Silvio si scannano», era la previsione, davanti al Duomo di Milano, di Gianfranco Miccichè, in una rara pausa delle sue mille guerre siciliane. I primi segnali già si vedono. E la cosa che più duole a Meloni è che quando a Palazzo Chigi arrivano problemi, l’alleato leghista non solo non fa niente per risolverli, ma sembra accanirsi". 

Sulla vicenda interviene invece su Repubblica Paolo Cirino Pomicino, l'ex ministro democristiano che è stato un po' il "maestro" di Santanchè. "Io stento a credere a quello che ho visto e sentito, anche se testimoniato e documentato. Se posso dare un ultimo consiglio non richiesto, e sempre con spirito amichevole, Daniela si dimetta mettendo così nelle sue mani la propria dignità e quella del suo partito", dice Pomicino, che racconta che quando si conobbero "si dichiarava fascista, raccontava di aver militato nelle organizzazioni universitarie". Cosa che non lo impressionava: "Io avevo un fratello comunista e un altro fascista, per come si può esserlo a 18 anni, e pensavo, sbagliando, che avesse passione sincera per la politica. Invece lei è una specialista del marketing".

Pomicino dice a Repubblica: "Ero una specie di suo soprammobile: mi invitava a tutte le feste e ci andavo con piacere", mentre lei ne approfittava per la "frequentazione del potere". Poi racconta un episodio: "L’episodio che meglio le racconta non c’entra con la politica. Negli anni Novanta organizzò un concorso di cucina e mi invitò a far parte della giuria, di cui lei era presidente. Mi trovai ad assaggiare un piatto e dissi: che schifezza. Santanchè mi diede un cazzotto dietro la schiena: stai zitto che è il mio piatto. Sa chi vinse? Lei. Fece consegnare il premio al compagno Mazzaro, il quale dopo la cerimonia mi disse: la tua amica non conosce la vergogna. Mi pare la frase che meglio la descrive".