Politica

Conte fa la guerra a Schlein ma il "nemico" è Grillo. AVS fa sponda con il M5S per mettere alla porta Renzi

Di Alberto Maggi

Che cosa accade dietro le quinte nel frammentato e terremotato 'campo largo'. Inside

Conte teme che Di Battista, Raggi e Morra - insieme a Grillo - possano sfilargli i 5 Stelle. E quindi fa il duro


Ufficialmente il nemico è Elly Schlein. Di fatto è Beppe Grillo. Giuseppe Conte sta facendo il duro, il durissimo, tiene il punto e rivendica l'autonomia del Movimento 5 Stelle - "Non siamo un cespuglio del Partito Democratico" - perché sa perfettamente che il fondatore dei pentastellati vuole sfilargli il partito. O comunque una fetta, la più grande possibile di parlamentari, nel congresso del M5S che si terrà nei prossimi mesi.

E quindi l'ex premier è costretto a litigare con Schlein, a rompere il campo largo e il famigerato patto della birra. E' questa la chiave di lettura di ciò che sta accadendo nel Centrosinistra. Nelle elezioni regionali che si terranno da qui a fine anno i 5 Stelle sono, salvo colpi di scena, alleati del Pd - dalla Liguria all'Emilia Romagna passando per l'Umbria - ma Conte deve fronteggiare la fronda interna dei fedelissimi del comico genovese. Chi sono i "nemici" interni dell'ex presidente del Consiglio pentastellato?

Prima di tutto il silente Alessandro Di Battista che, insieme a Virginia Raggi, potrebbe cavalcare l'onda delle storiche battaglia 5 Stelle e promuovere una scissione molto dolorosa con Conte. Insieme a loro anche Nicola Morra, ex Movimento 5 Stelle in corsa con Uniti per la Costituzione proprio alle Regionali in Liguria. Una sorta di antipasto della scissione nel Movimento che potrebbe avvenire nei prossimi mesi. In questo gioco politico di veti e controveti il convitato di pietra è chiaramente Matteo Renzi.

Pietra dello scandalo che Conte "usa" per attaccare il Pd. Infatti Italia Viva si è sfilata dal voto ligure lasciando libertà di voto ai propri elettori. Non solo. Alleanza Verdi Sinistra, ovvero Nicola Fratoianni e Anelo Bonelli, che nei sondaggi valgano circa il 6%, sognano il sorpasso sul M5S e tatticamente fanno sponda con Conte contro l'ex premier ed e ex segretario del Partito Democratico. Renzi out, dunque, e Carlo Calenda invece dentro alle prossime Regionali ma che continua a ribadire quasi ogni giorno che alle elezioni politiche non si potrà mai alleare con Pd e soprattutto M5S viste le profonde differenze in politica estera, economico-fiscale e ambientale.

Il risultato è una sorta di maionese impazzita con tutti contro tutti che disorienta l'elettorato delle opposizioni e favorisce il Centrodestra, nonostante le divisioni palesi nella maggioranza su politica estera (Ucraina soprattutto) e Legge di Bilancio. Per chiudere il cerchio c'è PiùEuropa che, come hanno sempre fatto i Radicali, seguono l'onda, vanno avanti con le loro battaglie civili (vedi referendum sull'autonomia) e decidono autonomamente di volta in volta. Un'altra variabile "impazzita".

Il governo però appare più abile del Centrosinistra a nascondere le proprie contraddizioni. Fatto sta che Conte - questo è il punto chiave - sta facendo una battaglia di principio durissima, rumorosa sui media, non tanto per lanciare messaggi contro Schlein ma per evitare che Grillo, insieme all'ex sindaca di Roma Raggi, a Dibba e a Morra gli sfilino il partito. Ma con questo harakiri tafazziano il Centrodestra appare favorito alle Regionali, almeno in Liguria, nonostante la bufera giudiziaria su Giovanni Toti, e in Umbria. L'Emilia Romagna è una storia a parte, anche se la recente alluvione potrebbe pesare molto sull'esito del voto. Vedremo in quale direzione.




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