Politica

"Serve più Europa ma meno burocrazia. Ucraina, manca l'azione diplomatica"

Di Alberto Maggi

Intervista ad Andrea Dellabianca, presidente nazionale della Cdo

"La pace si deve cercare con forza, inseguendo costantemente il dialogo tra belligeranti, certi nel giudizio che ci muove e ci esorta sempre all’eliminazione dei conflitti"

 

"In uno scenario difficile come quello in cui ci troviamo oggi è fondamentale che le prossime elezioni europee siano sostenute da proposte politiche e candidati che abbiano a cuore anzitutto un orizzonte ideale teso concretamente al bene comune dell’Europa, a partire da un impegno incessante per la pace tra tutti i popoli e per la dignità e la libertà di ogni persona". Lo afferma ad Affaritaliani.it il presidente nazionale della Cdo Andrea Dellabianca, rispondendo alla domanda su quali siano le richieste della Compagnia delle Opere ai partiti.

"Per dare un futuro di pace e solidarietà ai popoli europei, i padri fondatori sono partiti dalla concezione di persona come “relazione”. Nel tempo essa è stata sostituita da quella più astratta di “individuo”, atomizzato e frammentato, sempre più impaurito e facile da manipolare. Lasciando spazio a un potere tecnologico sempre più “intelligente” o a quello di organismi tecnocratici che si sostituiscono alle libere dinamiche democratiche. È fondamentale recuperare una concezione di democrazia sostanziale, che si traduca nell’assunzione di una concreta responsabilità per il bene comune".

Ci dica qualcosa di più rispetto al tema dell'Intelligenza artificiale...
"Un ulteriore aspetto che i partiti devono assolutamente considerare è il fronte tecnologico: lo sviluppo tecnologico è cruciale per il futuro dell’Europa e per questo occorre proseguire sulla strada delineata dall’EU AI Act. È necessario investire anche in una corretta formazione professionale per permettere alle imprese di affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale e della trasformazione digitale a cui ci troviamo di fronte oggi".

Che tipo di dialogo state portando avanti con i candidati che ambiscono ad essere eletti in parlamento europeo?
"Da diversi anni, come metodo, noi di Compagnia delle Opere abbiamo deciso di invertire la tradizionale modalità di svolgimento degli incontri elettorali, andando a privilegiare l'ascolto del candidato rispetto alla parola. Pertanto, per esempio, abbiamo chiesto agli interlocutori che parteciperanno al grande evento di presentazione del volantino di giudizio sulle elezioni che abbiamo realizzato come Cdo, che si terrà lunedì 13 maggio presso l’Opiquad Arena di Monza,  un sacrificio: dedicare una serata della loro campagna elettorale all’ascolto di contributi di pensiero, raccolti tra autorevoli opinion leader della società civile. Interverranno infatti: Mario Mauro, Presidente del Centro Studi Meseuro per l’Europa del Mediterraneo; Andrea Simoncini, Head of Legal Science Department presso Università degli Studi di Firenze; Maximo Ibarra, CEO and General Manager presso Engineering Ingegneria Informatica Spa e S.E. Massimo Camisasca, Vescovo Emerito della Diocesi di Reggio Emilia. I candidati che accetteranno la sfida, ascolteranno seduti in prima file e potranno darci feedback più avanti".

Che cosa non funziona oggi in questa Unione Europea e come andrebbe modificata?
"Meno burocrazia più capacità decisionale introducendo ad esempio il sistema di voto a maggioranza e non all’unanimità all’interno del consiglio. Rafforzando ancora di più il potere del parlamento europeo. Soprattutto maggior coinvolgimento delle parti sociali su contenuti trasversali in un dialogo virtuoso e costruttivo. Come Cdo ci saremo e faremo la nostra parte, cominciando con l'aprire una nostra sede a Bruxelles, per la prima volta nella nostra storia, che possa diventare il luogo di questo dibattito positivo".

Secondo lei, serve più Europa o meno Europa?
"Ovviamente più Europa in quanto per i contesti globali e le sfide che ci attendono gli stati nazionali da soli non hanno assolutamente la capacità di sostenere il confronto in primis con Usa e Cina. Però serve affermare sempre più un’Europa che non somigli ad una complessa e appesantita macchina burocratica, ma rappresenti con freschezza e flessibilità la società culturalmente ricca e vitale che la costituisce. Ricordo un vecchio slogan “più società e meno stato” che, in quest’ottica, potrebbe tornare molto attuale".

Parlando della guerra in Ucraina, non crede che da parte di Unione europea e Nato si parli solo di armi e per niente di pace? Servirebbe aprire un dialogo con la Russia?
"Serve il necessario sostegno all’ Ucraina, ma da parte dell’Unione europea ad oggi è venuta a mancare una forte azione diplomatica, che è stata invece il fulcro e la scintilla da cui ha preso vita la Comunità stessa. La pace si deve cercare con forza, inseguendo costantemente il dialogo tra belligeranti, certi nel giudizio che ci muove e ci esorta sempre all’eliminazione dei conflitti. Serve dunque un’Europa più protagonista e non singole iniziative di paesi".

Che cosa può fare il governo italiano avendo la presidenza del G7 per arrivare alla pace in Ucraina ma anche in Medio Oriente?
"Sostenendo l’azione USA che chiede a Israele di fermarsi. Le atrocità del 7 ottobre ci hanno enormemente colpito e sono state da noi fortemente condannate, ma la risposta di Israele è sproporzionata e il carico di morti, in particolare bambini, è inaccettabile. Bene che l’Italia sin da subito abbia offerto aiuti sanitari alla popolazione palestinese. Dal G7 deve arrivare un severo monito a Israele a non superare limiti invalicabili. Al contempo riteniamo legittimo chiedere l’immediata liberazione degli ostaggi. In questo senso facciamo nostre le parole di Papa Francesco, secondo cui “è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare”.