Politica
Sileri, lo zombie trombato due volte (da Beppe Gigino) è fuori dai giochi
L'ex 5S è uno dei traditori che hanno seguito Luigi Di Maio nella fallimentare avventura di Insieme per il Futuro che dopo un mese è diventata Impegno Civico
Elezioni, al povero Luigino rimane solo l’umiliazione di una candidatura elemosinata dal Pd vicino a Bibbiano
Ed un altro ce lo siamo (forse, il condizionale è d’obbligo in certi casi) tolti di torno. Il florido Pier Paolo Sileri, il “chirurgo volante”, il sottosegretario e poi viceministro della Salute (una vera Covid-star, tra l’altro) ha annunciato in stile casereccio che non si ricandiderà. Ma le cose stanno un po’ diversamente. Tanto per cominciare Sileri è uno “zombie”, come lo ha definito Beppe Grillo inserendolo nell’apposita lista di dead man walking.
Infatti l’ex pentastellato è uno dei traditori che hanno seguito Luigi Di Maio nella fallimentare avventura di Insieme per il Futuro che dopo un solo mese è diventata Impegno Civico - grazie allo sposo Bruno Tabacci - ed ora è solo un problema. Un altro bel pacco tirato dallo scaltro politico emiliano a Luigino.
Ma torniamo a lui. Sileri è stato trombato nella azzardata manovra di salvare il governo Draghi, più che altro di salvare il suo posto sia di parlamentare che di sottosegretario. Era l’idea di Giggino ‘a cartelletta per sopravvivere fino a fine legislatura poi Dio avrebbe provveduto.
Poi si è visto quello che è accaduto. Conte ha posto delle stringenti condizioni programmatiche e il premier Mario Draghi ha abbandonato la partita pur avendo una solida maggioranza (caso, tra l’altro, ancora abbastanza oscuro). A questo punto Di Maio e i sodali zombie sono rimasti con il cerino in mano e sono divenuti campo di atterraggio del famigerato e temutissimo “uccello Padulo”, una specialità italiana.
Di Maio ha subito pensato di salvare le sue vinaviliche terga ed è scappato da Tabacci salvo prendere un’altra storica legnata sulle gengive già provate, da Carlo Calenda che non lo vuole nella stessa ditta. Al povero Luigino rimane solo l’umiliazione di una candidatura elemosinata dal Pd vicino a Bibbiano, proprio nel partito da lui odiato e vilipeso.
Ma in tutto questo giochetto i posti si sono ridotti. L’unico salvo è Di Maio che forse genuflettendosi ancor di più potrà rimediare due seggi per i fedelissimi Vincenzo Spadafora e Laura Castelli e certamente dei “salvati” non fare parte il florido chirurgo che quindi, fiutata prontamente l’aria, ha prima risposto con un fascistissimo “me ne frego” all’Elevato e poi ha detto che non si ricandiderà più perché lui è un medico, un chirurgo ed è solo prestato alla politica e poi giù la solita tiritera di banalità.
Tuttavia, non ha mancato di far trapelare un segreto che ha sconvolto le cancellerie mondiali: non meglio identificati partiti di centro – destra gli avrebbero offerto un seggio, ma lui no, stoicamente ha rifiutato per rispondere al richiamo della medicina. Il tutto per cercare di mascherare la terribile verità: Sileri è stato trombato due volte. Una prima dal suo ex mentore Beppe Grillo e la seconda dal “falso profeta” Luigi Di Maio.
Non vorremmo che ora al ritorno in ospedale Sileri rimedi una terza trombatura, un po’ come quei detenuti che si sono macchiati di crimini infami e che proprio i compagni di cella poi brutalizzano tra sghignazzi e risa. Sic transit gloria mundi.