Politica

Siri, il M5S e l’onestà del giorno dopo. Tre domande al vicepremier Di Maio

Andrea Lorusso

Armando Siri è colpevole a prescindere, questo il capo d’accusa portato avanti dal Movimento 5 Stelle, da una settimana ormai si declina così la condotta del partito contro l’uomo, la caccia alle streghe di un senatore e sottosegretario per la prima volta nei ranghi di Governo. Indagato sulla base di intercettazioni, in un caso di corruzione.

Nelle mani degli inquirenti ci sono degli audio, anche poco chiari, di mafiosi o presunti tali che millantano intrallazzi col potere, atteggiamento tipico di criminali grandi o piccoli che vogliono ingraziarsi il sistema. Armando Siri aveva dichiarato di non essersi mai occupato di eolico, e non c’è nessuna contraddizione – come hanno invece capziosamente ritenuto il Fatto Quotidiano ed il Blog delle Stelle – con le sue successive precisazioni. Questo benedetto emendamento sull’eolico lo ha presentato, è vero, ma era una richiesta della filiera dei piccoli produttori messo insieme ad altri, e non una battaglia politica di Siri. 

Non essendo competente per materia il sottosegretario leghista si è preso la briga di farsi carico del tema come qualunque politico fa, sia che stia in Parlamento sia che stia in Consiglio Comunale, e di trasferirlo ai dicasteri competenti, nello specifico dello Sviluppo Economico. Lo stesso ministero di Di Maio, che negli ultimi giorni ha mosso critiche feroci contro Siri, il quale ha reagito definendosi usato come “carne da macello”, ed in effetti, i veleni dei presunti alleati si sprecano: “Deve stare in panchina, mettetelo da parte”, ecc.

Eppure il leader politico pentastellato, Ministro e Vice-Premier Di Maio, che oggi inveisce contro Siri, non solo non è stato onesto, ma anche omertoso e connivente, se davvero portava in seno sospetti di gravissima corruzione o di cose “poco ortodosse”. Perché non l’ha denunciato subito?

Proviamo a ricapitolare un attimo i fatti. Il sottosegretario di Di Maio in quota 5Stelle Davide Crippa, udito dai PM di Roma ha confermato di: “Avere ricevuto pressioni dal Sottosegretario Armando Siri, che intendeva inserire alcuni emendamenti relativi all’energia.” E rincara: “Ogni volta che ci contatta Siri alziamo l’attenzione del 1000 per cento.”

Bene, alla luce di questa storia iniziata a Luglio 2018, che si rimpalla per mesi, Luigi di Maio e lo stesso Crippa avevano tre possibilità:

1. Se fossero stati in buona fede, parlare con il proprio collega Siri, con il quale si presume debba esserci un rapporto di leale collaborazione, mostrando le loro perplessità. Magari così avrebbero potuto anche approfondire la buona o mala fede del sottosegretario;

2. Bypassare Armando Siri e porre la questione all’altro capo politico della coalizione, nonché collega - e soprattutto Ministro dell’interno - Matteo Salvini. Allertando dubbi e criticità sul sottosegretario, chiedendo delucidazioni;

3. Ultimo, se la fede adamantina per le Istituzioni, il cuor di leone e l’onestà fanno da padroni in casa 5Stelle, andare direttamente in procura a denunciare un presunto provvedimento figlio di corruzione ed illecita condotta.

Perché nessuno pone queste domande a Di Maio? Perché sono stati silenti fin quando la Procura non si è attivata? Perché oggi si scoprono puristi della correttezza pubblica e della tutela strenua delle Istituzioni, e quando maceravano nei sospetti hanno taciuto? Perché invece nel momento di debolezza di un alleato, in un modo vile e delatorio, infilano il coltello nella schiena di Siri? Non è mica colpa sua se il PD ha sorpassato i 5stelle. Sarebbe bello, nel dibattito pubblico, si ponessero queste domande più intellettualmente oneste.

@andrewlorusso