Politica

Siri, Luigi Di Maio presenta in Procura a Roma le "prove" contro il collega

Siri sempre più al centro della polveriera mediatica e politica dopo le accuse di corruzione che gli sono valse un’indagine da parte della Procura di Roma

Armando Siri sempre più al centro della polveriera mediatica e politica dopo le accuse di corruzione che gli sono valse un’indagine da parte della Procura di Roma.

Se ad un primo vaglio degli inquirenti non risultavano esserci inizialmente prove inconfutabili, come raccontato da Il Fatto Quotidiano, arriva proprio dal ministero dello Sviluppo Economico, guidato dal vicepremier Luigi Di Maio, un aiuto sostanziale per il proseguo delle indagini.
Proprio dagli uffici ministeriali infatti vi sarebbe la “massima collaborazione” con l’autorità giudiziaria e sarebbero pronti a condividere con la Procura elementi che possono appesantire la posizione del collega leghista.

Dal ministero sarebbe partita la missione di Armando Siri, che si sarebbe “fatto carico” delle richieste dell’amico Arata e del socio occulto Vito Nicastri, l’imprenditore mafioso che avrebbe finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Il tentativo di Siri sarebbe stato fermato sul nascere dal gabinetto di Di Maio che avrebbe ritenuto non vi fossero i presupposti minimi per trasformare la sua richiesta in proposta normativa: si trattava di una “estensione di benefici” che già in principio lasciava presupporre un favore a qualcuno; un ampliamento degli incentivi  previsti agli impianti più datati.
Praticamente una ripresa dell’emendamento presentato alla Legge di Bilancio che aveva come primo firmatario il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo.

Fallito il primo tentativo il sottosegretario si sarebbe appoggiato ai colleghi di partito, ripresentando l’identica richiesta a Palazzo Madama: applicare incentivi a tutti gli impianti entrati in vigore entro l’estate 2017.
Ma il parere tecnico del ministero dell’Ambiente Sergio Costa non è tardato ad arrivare: “attuando tale normativa di registrerebbe un impatto negativo sulle bollette per riconoscere un vantaggio ad impianti comunque già entrati in servizio”.

Il Carroccio però ha riformulato la richiesta finì ad arrivare al no “politico” del ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, il cui compito era quello di vagliare gli emendamenti alla manovra.
Ma Siri a quanto pare non sembrerebbe essersi fermato neanche questa volta è, anzi, ci avrebbe riprovato nel Milleproroghe e nella legge di semplificazione; tutte mosse e movimenti riscontrabili nei documenti cartacei che la Procura acquisirà negli uffici dei ministeri, incominciando proprio da quello di Luigi Di Maio.

Come ci tiene a precisare lo stesso leader pentastellato a Dritto e rovescio “Negli uffici legislativi di vari ministeri c’era la proposta normativa di Siri sull’eolico, ma il M5S ha sempre dato parere negativo, perché rappresentava una sanatoria del settore”.