Politica

Soumahoro ostinato: "Sono sereno". Ma la piazza di Roma vuole farlo sloggiare

Di Giuseppe Vatinno

Ieri i “Cartellini rossi” sono scesi in piazza con un sit-in per chiedere l’espulsione del deputato di colore Aboubakar Soumahoro

Soumahoro ostinato: "Sono sereno". Ma la piazza di Roma vuole farlo sloggiare...

Ieri i “Cartellini rossi” sono scesi in piazza con un sit-in per chiedere l’espulsione del deputato di colore Aboubakar Soumahoro, simpaticamente noto come “il deputato con gli stivali” per essersi presentato il primo giorno a Montecitorio con gli stivali immerdati che hanno poi dovuto pulire gli addetti alla pulizia presso i quali è divenuto giustamente famoso e particolarmente amato.

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Il “caso Soumahoro” è ben noto. La moglie e la suocera sono agli arresti domiciliari su mandato della Procura di Latina e da poco pure lui è nei guai dopo che il 18 ottobre scorso la Corte d’Appello di Bologna ha notificato alla Camera dei Deputati un provvedimento che contesta la regolarità della rendicontazione delle spese per la sua campagna elettorale del 2022. Così si esprime la Corte: “La scarsa trasparenza della documentazione prodotta non consente di definire con certezza l'entità delle spese sostenute dal candidato”. Una contestazione grave che può essere pregna di conseguenze pesanti e cioè la decadenza da deputato, oltre naturalmente una grossa multa da pagare. Dopo una seduta dell’Ufficio di Presidenza della giunta per le elezioni a Montecitorio il deputato Luca Sbardella, capogruppo di Fratelli d’Italia in giunta, ha chiesto ai magistrati felsinei di intervenire eseguendo delle indagini penali specifiche su Soumahoro. Sbardella vuol vederci chiaro e capire se la “scarsa trasparenza” di cui si parla possa implicare l’utilizzo di altri fondi. Insomma, a questo punto la Camera vuole sapere se Soumahoro abbia attinto oppure no ai fondi delle due cooperative già sotto inchiesta per la sua campagna elettorale. E qui ritornano in ballo la moglie e la suocera e la relativa gestione dei fondi delle cooperative su cui si sta indagando.

Si tratta di una evoluzione assai significativa della vicenda perché finora Soumahoro e i suoi difensori ideologici si erano trincerati dietro il fatto che tutto quello che stava accadendo nella sua famiglia non lo riguardasse, come se la moglie e la suocera, ora agli arresti, non conoscessero il loro marito e genero, per così dire. Come se la sera a cena si parlasse solo di collezioni di farfalle africane. Dunque dicevamo della manifestazione tenutasi ieri in piano centro di Roma, proprio davanti al Pantheon, in piazza della Rotonda. Un mare di bandiere tricolore e tanti cartellini rossi, il colore dell’espulsione che molti chiedono sia applicata al deputato.

I presenti hanno scandito le loro ragioni ad alta voce ma soprattutto hanno evidenziato “l’ipocrisia dei falsi buonisti che lucrano sull'immigrazione clandestina" e dei soliti “radical – chic che cedono ai facili entusiasmi e proclamano icone chiunque impartisca lezioni morali sull'accoglienza e sull'integrazione”, come riporta Il Giornale. Daniele Giannini, dirigente regionale della Lega nel Lazio, ha deciso aderito alla manifestazione dichiarando: “certi personaggi non sono degni di rappresentare il popolo italiano". I “Cartellini rossi” non sono alla prima manifestazione pubblica. Erano già scesi in piazza per chiedere le dimissioni dell’ex sindaco di Roma Virginia Raggi, purtroppo non ottenute, e dell’ex commissario straordinario all’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri.

Dal canto suo, Soumahoro si è tafazzizzato da solo dichiarando che si tratta di “aspetti meramente formali” e soprattutto dicendo "Sono sereno, dimostrerò la mia assoluta trasparenza nelle sedi opportune". Ecco, l’aggettivo “sereno” non lo avrebbe dovuto proprio usare dopo la notissima vicenda della defenestrazione di Enrico Letta compiuta da Matteo Renzi con appunto un mitico “stai sereno”.

Per chi è di primo pelo ricordiamo che Tafazzi era un personaggio televisivo interpretato da Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, comparso nella trasmissione Mai dire gol nel 1995.

Tafazzi indossava una suggestiva tutina di calzamaglia nera con un caratteristico sospensorio bianco e divenne noto perché si percuoteva incessantemente le glorie riproduttive con una bottiglia di plastica. È divenuto l’emblema del masochismo non illuminato.