Politica
Stile Draghi: silenzio e capacità del fare. Il primo esame? Sarà Alitalia
Mario Draghi non cambierà l'Italia, non potrà farlo in pochi mesi, imporrà però un po’ di ordine
Mr Draghi leggerà con un certo fastidio gli innumerevoli articoli, editoriali e opinioni sulle (poche) cose che dice, sulle sue intenzioni e i suoi retro pensieri. Il suo discorso al Senato e le successive repliche (anche alla Camera) sono state impeccabili, non tanto nei contenuti (ce lo aspettavamo) ma soprattutto nello stile asciutto e diretto.
Dopo la sbornia mediatica del “contismo” alimentato dai giochetti social, dalle anticipazioni e le comparsate notturne in ritardo a rete unificate, ora per favore anche il sottobosco del giornalismo si dia una regolata. La smetta di osannare o condannare prima di leggere i fatti, di commentare sulle indiscrezioni, provi a non sovrapporre i fatti con le opinioni, dia al lettore una chiave di lettura. Faccia un passo in avanti e segua il diktat metodologico di Draghi: parleremo quando avremo cose da dire. E’ finito il tempo delle parole in libertà.
Sono bastate le prime mosse di Draghi per rimarcare discontinuità nello stile, come ad esempio convocare un consiglio dei ministri al mattino e non a sera inoltrata (al mattino si è più lucidi). La prima decisione di prorogare il blocco fra le regioni è stata comunicata solo dopo essere stata presa.
Draghi non cambierà l'Italia, non potrà farlo in pochi mesi, imporrà però un po’ di ordine e cercherà, motivo per cui è stato chiamato, di fare del Recovery Fund uno strumento di sviluppo e non un bancomat fine a se stesso (leggi cash back e affini). Draghi sembra dirci: ora silenzio, analizziamo, ci confrontiamo e decidiamo, poi comunichiamo. Ci spiace poi smentire chi grida lupo al lupo sulla sospensione della democrazia, tutte balle, ciò che avviene in parlamento ne è la massima espressione. La democrazia italiana è solidissima in termini di libertà, è solo sgangherata e inconcludente in termini di execution (capacità di realizzare le cose) e Mr Draghi è qui per questo. Quindi silenzio. Non aspettiamoci miracoli, ma realpolitik. Il primo giudizio lo daremo su Alitalia, che va chiusa o venduta subito (quel che resta).