Politica
Sud Chiama Nord, Cateno De Luca: "Ho incontrato Bossi e mi ha detto..."
L'intervista esclusiva del direttore di Affaritaliani.it a Cateno De Luca, leader del movimento politico "Sud Chiama Nord", all'assemblea di Taormina
Cateno De Luca ad Affaritaliani.it: "La mia ricetta? Federare i movimenti antisistema"
"Vogliamo federare tutti coloro che possono portare avanti la nostra strategia di attacco al centralismo". Un vero progetto di antisistema quello di Cateno De Luca, leader del Movimento Politico "Sud Chiama Nord", che in un’intervista esclusiva al direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino, inviato d’eccezione a Taormina alla due giorni di assemblea nazionale, ha illustrato i prossimi passi del partito.
La kermesse si è aperta venerdì 1 marzo con una prima sessione dedicata ai tesserati (oltre 15mila in Italia) che hanno riempito la sala del Palacongressi, e con le istanze dei commissari regionali; la giornata di ieri, invece, è culminata con la proclamazione del coordinamento nazionale del Movimento. A far da cornice sempre il carisma e la relazione del leader.
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De Luca, oggi in questo teatro sono successe cose importanti per la politica italiana. Cosa cambia per gli elettori?
Abbiamo deciso di non fare compromessi al ribasso, a cui la politica ha abituato l’elettorato. Non abbiamo mangiato la mela del peccato offertaci, che consisteva nel fare accordi con partiti nazionali che non la pensavano come noi per eleggere in questo collegio Sicilia-Sardegna un nostro europarlamentare. Abbiamo deciso di andare avanti con altri soggetti civici, soprattutto, ma anche politici minori che la pensano come noi su quella che ormai è una constatazione: meno Europa e più Italia, e quindi salvaguardia della sovranità italiana.
La notizia quindi è che “Sud Chiama Nord” si presenta alle elezioni europee
Sì, con il nostro progetto denominato “libertà”.
Siete diventati dei federatori?
Assolutamente sì. L’obiettivo è mettere assieme delle forze politiche all’interno di questa progettualità su un comune denominatore, “libertà” appunto.
E abbiamo fatto la scelta di essere generosi, mi permetto di dire. Pur essendo l’unica forza politica che ha i requisiti che consentono di presentarsi senza raccogliere le firme, non stiamo imponendo agli altri di candidarsi esclusivamente con il nostro logo. L'idea è: "Vi ospitiamo, vi diamo la possibilità di avere visibilità, acquisendo anche quei requisiti che potete utilizzare uscendo poi dal progetto".
"Sud Chiama Nord" è quindi una sorta di taxi?
Parto dal presupposto che l’oligarchia non fa bene. Più soggetti politici ci sono che possono mettere a confronto le idee più ne guadagna la democrazia. Invece ormai i sistemi elettorali sono impostati in modo tale che non ci sia la competizione.
A chi ti rivolgi? Chi sono i tuoi auspicati partner?
Italexit, per esempio, è una forza politica con la quale si può interloquire. Come altre forze civiche con le quali siamo in contatto in tante regioni che probabilmente si organizzeranno e faranno un soggetto unico.
Santoro, De Magistris? Loro da soli non hanno i requisiti…
Non ho preclusioni nei confronti di nessuno. Io sono disponibile non solo ad accoglierli come candidati, ma anche di mettere all’interno del simbolo la loro denominazione, il loro logo. Come a conferma che questo non è un progetto di “Sud chiama Nord”.
Cosa c’è di diverso da un accordo di potere?
Se fosse un accordo di potere avrei scelto la strategia “minimo sforzo, massimo risultato”. E sarebbe stata quella di mettere uno o due candidati nel collegio delle isole, ed eleggermi il mio europarlamentare. Perché tutti i sondaggi confermano che in Sicilia c’è almeno un seggio che non si riesce ad attribuire nelle previsioni.
Noi siamo la prima forza politica, non solo in Sicilia. Oggi siamo arrivati anche in Sardegna attraverso un accordo federativo con quello che è il progetto che ha preso con la Todde il 3%, che è "Orizzonte comune" di Franco Cuccureddu, il quale fa parte di questa strategia federativa.
Al Nord come va?
Al Nord va bene, probabilmente una delle prime cose che si verificherà nei prossimi giorni è che si realizzi la profezia del “Sud che chiama il Nord, e il Nord risponde”.
Puntate anche a qualche leghista scontento?
Io non sono andato a caso a luglio scorso a Ponte sul Mincio. Anche la mia competizione al collegio di Monza mi serviva per studiare e creare certe relazioni. Nei prossimi giorni vedremo se queste relazioni hanno avuto il loro effetto.
Sta per terremotare la Lega?
Ho incontrato Bossi il 22 settembre scorso, e mi ha riconosciuto un merito (con amarezza). “Peccato che siamo di generazioni diverse e non ci siamo incrociati quando al Sud non volevo estendere la Lega, ma cercare dei movimenti che nella loro autonomia portassero avanti con noi la strategia di attacco al centralismo.
Attacco al centralismo e cos’altro? Qual è la piattaforma programmatico politica?
Basta con il finanziamento delle armi. Siamo tutti stanchi di una guerra che ha avuto anche la capacità di interdire quelli che sono i carnefici dalle vittime e viceversa. Un'Europa che non mini più le libertà individuali ed economiche, e che non deve attentare alla sovranità dei singoli Stati. E riconosca le identità territoriali, e non il centralismo degli Stati. Questi sono punti irrinunciabili, e le altre sfumature ad oggi non possono incidervi.
Ci sono dei bei numeri nel sondaggio di Piepoli che è stato presentato
Ci sono due elementi: la popolarità di Cateno De Luca, che è cresciuta di ben 11 punti in dieci mesi (dal 49 al 60). E la fiducia dal 35% al 36% nei miei confronti.
E poi il nostro potenziale bacino del 5-7%, che è rimasto stabile, nonostante siamo un sistema dove le forze minori come le nostre non hanno “diritto di cittadinanza” in quello che sono il servizio pubblico e i grandi sistemi di comunicazione. Siamo riusciti a mantenere ferma la potenzialità di consenso.
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Non le manca finire sui giornali e andare in tv?
Sono cresciuto senza tv e giornali, anzi ci sono stati momenti di scontro, perché non tollero che un servizio essenziale come quello dell’informazione si pieghi al potente di turno. Ci sono abituato. Ma è triste vedere che l’italia si è trasformata da democrazia a demopazzia.
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