Politica
Suicidi galera, lo Stato che c’entra? “Mondo alla rovescia”, accade di tutto
La gente non crede ormai più nella Giustizia
Diciamolo chiaramente che “in Italia conviene delinquere” come diceva qualche magistrato ora in pensione e magari abbiamo un quadro della situazione più chiaro se il crimine alla fine è un modo di guadagnarsi impunemente il pane
Premessa necessaria. I suicidi in carcere dispiacciono umanamente come qualsiasi atto di questo tipo.
Detto questo segue un’altra necessaria domanda: ma lo Stato che c’entra? Sembra quasi di rivivere la vicenda dei migranti: partono, sono disperati, sono quasi sempre migranti economici, affogano e la colpa è di nuovo dello Stato? E magari c’è il solito fricchettone che vuole evocare anche un senso di colpa individuale? E c’è sempre lo Storico che dice che la colpa è dell’Occidente?
Sembra veramente di stare nel “mondo alla rovescia” in cui i nessi logici sono stati non solo allentati ma proprio fatti svanire. Due donne si suicidano, una dopo l’altra, in carcere nel carcere di Torino. Subito dopo un altro detenuto sembra aver fatto la stessa fine in Calabria, a Rossano. E sono tre in 48 ore.
Immediatamente la sinistra strumentalizza. Marco Grimaldi, Verdi Sinistra:
«A poche ore dalla morte di Susan John, la donna di 42 anni che si è lasciata morire di fame, un'altra detenuta si è tolta la vita nella sezione femminile del carcere di Torino. È una donna italiana che era stata trasferita a fine luglio da Genova, al carcere di Torino. Si chiamava Azzurra Campari. Si è impiccata. È ormai da anni che diciamo che nessuna sezione del carcere può essere adeguata a persone che vivono una condizione di sofferenza psicologica e psichiatrica, che è vitale lavorare sulle pene alternative per decongestionare le strutture detentive e prendersi cura davvero di tutti i casi delicati, a cominciare dai detenuti più giovani».
E poi ancora:
«Mesi fa abbiamo chiesto al Ministro Nordio, con un'interrogazione, di ripristinare l'ampliamento dei colloqui telefonici dei detenuti con i propri cari deciso in fase pandemica, anche per ridurre il rischio suicidario. In tutta risposta il Ministro rimanda alle decisioni delle Direzioni carcerarie. Analogamente, sull'impressionante frequenza dei suicidi, la nota di Nordio rinvia all'impegno del DAP, al lavoro interdisciplinare con le ASL regionali per la prevenzione e, in generale, alle varie articolazioni regionali».