Politica

Tajani, un equilibrista alla Farnesina: così argina Berlusconi e Salvini

Di Giuseppe Vatinno

Il neo ministro degli Esteri non ha mai traballato neanche nei giorni più concitati degli audio rubati a Silvio

Tajani, la sfida più difficile: riequilibrare Silvio e Matteo

Siamo in grado di proporre ai lettori di Affari italiani il testo inedito della lettera di insediamento che il nuovo ministro Antonio Tajani ha inviato al personale diplomatico del ministero degli Esteri. Qualche giorno fa avevamo proposto, sempre in anteprima, la lettera d’addio dell’ex ministro Luigi Di Maio. Nella lettera di Tajani la guerra russo – ucraina è al centro dell’attenzione, come è del resto naturale.

È naturale per due motivi ben distinti. Il primo perché il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale svolge, naturaliter, un ruolo chiave nella gestione del conflitto. Dirigere gli Esteri in tempo di pace è compito complesso, ma ancor di più in tempo di guerra e per di più in una guerra geograficamente così vicina all’Italia. La diplomazia infatti è un punto cruciale nella gestione dei rapporti tra i vari Stati e la sua qualità determina la percezione di un Paese nella visione globale.

Inoltre, si dimentica spesso che tale ministero è doppiamente importante perché gestisce anche il Commercio estero, che è una voce fondamentale per un Paese esportatore di bellezza e di tecnologia come il nostro. Il secondo motivo è invece da ricercarsi nelle parole carpite a Silvio Berlusconi sui suoi rapporti con Vladimir Putin. Probabilmente il Cavaliere stava utilizzando ad uso interno alcune sue considerazioni dettate da una più che decennale amicizia umana con il leader russo, ma indubbiamente l’immissione nel circolo mediatico ne ha amplificato la portata e soprattutto generalizzato il contesto riservato in cui erano state fatte.

Giorgia Meloni, Primo ministro della Repubblica, è stata però chiarissima quanto alla collocazione internazionale dell’Italia: nella Nato, con gli Usa, con gli Alleati occidentali e contro l’attacco di Mosca a Kiev. Anche nei momenti dell’imbarazzo per le parole di Berlusconi leader del suo partito va dato comunque atto a Tajani di non aver traballato un momento, schierandosi subito e decisamente per il supporto dell’Italia all’Ucraina, pienamente in sintonia appunto con Giorgia Meloni.

Poi sono venute le inevitabili strumentalizzazioni politiche e mediatiche ma questo è un altro discorso.
Tajani nella lettera inviata alle Ambasciate e al personale è stato chiarissimo sulla collocazione internazionale dell’Italia, proprio a causa del precedente che poteva aver creato qualche legittimo sospetto, prontamente rientrato.

Certamente Tajani questa volta ha un compito non difficile, ma difficilissimo, perché non solo è dovuto partire in salita ma in futuro dovrà mediare possibili ritorni di fiamma sia dal leader del suo partito ma anche da Matteo Salvini che è sì persona pragmatica, ma che in passato è stato un convinto supporter di Mosca. Per questo comunque le istituzioni europee -di cui Tajani ha fatto rilevante parte- sono state compatte nell’approvare la scelta di Tajani come nuovo ministro degli Esteri. In un momento così difficile per il mondo, sull’orlo di una Terza guerra mondiale e per di più con una concreta minaccia atomica, serve per la diplomazia italiana una guida di esperienza internazionale, discreta ed equilibrata, che non getti benzina sul fuoco. Inoltre, la sua contemporanea carica di vicepresidente del Consiglio e di coordinatore unico di Forza Italia, servirà maggiormente a dotarlo di potere istituzionale e di mediazione politica.