Politica

Tarquinio lascia per un Avvenire a Cinque Stelle

Di Giuseppe Vatinno

Il direttore probabile candidato alle Europee

Tarquinio lascia, Chiesa imbarazzata

 

Era da tempo che su il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio (65), giravano voci di un interessamento reciproco con i Cinque Stelle –alimentate da Il Fatto Quotidiano-, in realtà addirittura prima che il “fenomeno Conte” si manifestasse e cioè dai tempi non sospetti del primo governo giallo –verde del 2018.

Fu quello il periodo in cui Tarquinio appoggiava apertamente il Movimento, mentre la Chiesa si ritraeva imbarazzata, visto che Avvenire è il quotidiano della CEI, cioè dei vescovi cattolici.

Ad inizio di quest’anno le “voci di dentro” (leggi Marco Travaglio) si fecero più insistenti, visto l’approssimarsi delle Europee 2024 ed ora la notizia che lascerà la direzione il 5 maggio. Al suo posto andrà Marco Girardo (51) attuale capo redazione economica.

La figura di Marco Tarquinio è quella di un intellettuale cattolico attento alle tematiche sociali. Nato a Foligno, nella rossa Umbria, Tarquinio è stato capo scout e si è dedicato presto al giornalismo divenendo professionista nel Corriere dell’Umbria. Nel 1990 è alla redazione romana de Il Tempo ed entra in Avvenire nel 2009 (è il più longevo dei direttori italiani) dopo le dimissioni di Dino Boffo, vittima della campagna de Il Giornale. Quindi il physique du role per la politica c’è.

Oltretutto non sfugge che dal 2011 al 2016 Tarquinio è stato consulente per il Pontificio Consiglio delle Comunicazione Sociali e quindi ha avuto un ruolo ufficiale in Vaticano. Poi c’è un altro fatto da considerare. Papa Francesco è un uomo pragmatico, abituato a trattare i problemi concreti raffrontandoli sempre nel contesto in cui si trovano. Ad inizio anno il Pontefice ha mostrato una incredibile iperattività arrivando in pochi giorni a riformare il Vicariato romano, incontrare politici come Giorgia Meloni e Gianni Alemanno, e come parimenti, si sia mossa in sua difesa dagli attacchi conservatori la comunità di Sant’Egidio con monsignor Vincenzo Paglia e con il fondatore Andrea Riccardi. Insomma il Papa stava rimodulandosi per tenere conto del nuovo governo di centro – destra. Lo ha fatto sorprendendo non poco chi a sinistra faceva analisi superficiali, pensando che Francesco sia appunto un Papa progressista.

Invece è un Papa situazionista formatosi in Argentina ai tempi del dittatore Jorge Videla, e in un contesto prettamente peronista. Nel frattempo, il capo della potentissima CEI, cioè il cardinal Matteo Zuppi, vescovo di Bologna, è sceso direttamente in campo politico chiedendo esplicitamente a Giorgia Meloni di utilizzare a fini sociali il ricchissimo PNRR europeo. Richiesta che si legge come quella di avere molta attenzione per la Caritas che dipende appunto dalla CEI stessa. Ora è evidente che il quotidiano della CEI non possa restare in mano a un direttore che –come Tarquinio-non ha mai nascosto le sue simpatie per il Movimento. E poi ci sono fatti concreti. Il direttore di Avvenire ha schierato il giornale contro l’invio di armi in Ucraina provocando tensioni con la Segreteria di Stato guidata dal cardinal Pietro Parolin e con lo stesso Pontefice che ha inaugurato un periodo di aperture reciproche con la cattolica Giorgia Meloni che –come noto- è la sostenitrice più schierata d’Occidente con l’Ucraina e contro la Russia. Dunque solo questo poteva essere il momento per lasciare. Vedremo poi se la profezia politica si avvererà, come sembra probabile.