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Politica
Trasporti e fondi statali, Roma penalizzata: le responsabilità di Zingaretti

La mia preoccupazione fu invece quella di sanare l’azienda per impedire che tre milioni di cittadini, e tutti i turisti, restassero a piedi. Dal 2008 l’azienda accumulava ogni anno centinaia di milioni di debiti con costi fissi difficili da sostenere e un personale che, anche a causa dell’era dello scandalo di Parentopoli, aveva raggiunto circa 12.000 dipendenti, quasi 1.000 più dell’Alitalia. La legalità era una parola quasi sconosciuta: i principali contratti e servizi erano in proroga, alcuni da anni. Cambiammo subito quest’abitudine e dal luglio del 2013 all’agosto 2015 pubblicammo oltre 5.000 gare, il 95% online. Su oltre 500 milioni di Euro ottenemmo un ribasso medio del 26%.

Nello stesso periodo, il nuovo amministratore delegato chiuse 27 rapporti di lavoro con dirigenti, realizzò una diminuzione di 250 amministrativi, e ottenne una riduzione del 30% delle assenze per malattia. Misure che ridussero il costo del lavoro di 30 milioni di Euro l’anno. Durante la campagna elettorale mi ero recato nelle officine per le riparazioni e avevo notato con stupore che chiudevano dopo l’ora di pranzo. Ne chiesi ragione all’allora amministratore delegato il quale non ebbe altro da dire se non che la mia era un’osservazione interessante.

Dopo il suo allontanamento la manutenzione iniziò a funzionare ventiquattro ore al giorno. Contemporaneamente aumentò la produttività portando le ore di attività dei macchinisti della metro da poco più di 700 a quasi 1.000 l’anno ed esigendo, per la prima volta nella storia di Roma, che timbrassero il cartellino. La produttività dei macchinisti crebbe e raggiunse quella dei macchinisti di Napoli, anche se il mio obiettivo, lo ammetto, era raggiungere quella dei macchinisti di Milano. Appaiono fatti normali ma nella Capitale d’Italia non era mai accaduto con nessun sindaco precedente. Come scritto da Affaritaliani il conto economico soffriva peraltro di crediti miliardari nei confronti della Regione Lazio. Tuttavia, è falso che io non reagii.

Dopo gli inutili tentativi di recupero con il Presidente della Regione Lazio agii nel modo più duro possibile: avviai un’azione giudiziaria per il recupero delle somme sottratte a Roma dalla Regione Lazio. Il recupero anche solo della metà di quelle somme (dovute per legge) avrebbe consentito ad ATAC di ristabilire, in un sol colpo, l'equilibrio economico tanto atteso e quindi la soluzione di gran parte dei propri problemi organizzativi disponendo finalmente di risorse economiche appropriate. Il mio piano prevedeva tre fasi distinte, ciascuna strettamente legata ai risultati della precedente. La prima prevedeva il risanamento economico e finanziario, la seconda il consolidamento dei risultati, la terza, l’autonomia finanziaria e lo sviluppo industriale attraverso una gestione economica dei fattori produttivi e il miglioramento generalizzato dell'efficienza aziendale.

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