Politica
Ventotene, Meloni scuote la Sinistra e manda un segnale all'Europa sovranista: che cosa c'è dietro l'attacco al Manifesto
Secondo i ben informati dietro al passaggio della premier sul manifesto di Ventotene potrebbe esserci la mano del geniale sottosegretario Fazzolari... L'analisi

Giorgia Meloni
Ventotene, gli effetti politici dopo le polemiche sull'intervento di Meloni in Aula
Appena ieri Giorgia Meloni è entrata nella sala riservata dell'hotel a Bruxelles, dove era prevista una cena con la delegazione di Fdi a Bruxelles, tra gli eurodeputati meloniani è partita quasi un'ovazione. E non si trattava del solito entusiasmo che accompagna la premier ogni qual volta incontra esponenti del suo partito, che la adorano, ma era anche strettamente legato al suo intervento di ieri alla Camera sul manifesto di Ventotene. Sembrava che gli uomini a Bruxelles della premier non aspettassero altro da tempo. Come ha osservato molto argutamente Nicola Procaccini, copresidente del gruppo.
"Oggi è caduto il Muro di Berlino, anche in Italia. Senza bisogno di urlare o di inveire come stanno facendo le sinistre, Giorgia Meloni ha semplicemente letto un testo che ben pochi conoscevano integralmente, nonostante sia stato elevato a testo sacro, anche qui al Parlamento Europeo. E in conclusione ha giustamente spiegato che seppure sia legittimo adorare un testo con venature antidemocratiche, illiberali, che auspicava la cancellazione delle nazioni, c'è chi altrettanto legittimamente non lo ritiene rappresentativo dell'Italia e dell'Europa del futuro”.
La Meloni apparsa serena e tranquilla per il prossimo consiglio europeo, non sarebbe più tornata sul tema, ma avrebbe discusso con i suoi uomini a Bruxelles dei temi del Consiglio europeo. D’altra parte, è il ragionamento che fa la premier e il suo inner circle (a proposito, secondo i bene informati, dietro al passaggio della premier sul manifesto di Ventotene potrebbe esserci la mano del geniale sottosegretario Fazzolari) il manifesto di Ventotene è un documento che va contestualizzato al particolare momento storico e che non può essere attuale ai giorni nostri. E soprattutto non può essere imposto a chi, come i conservatori europei, ha un'idea di Europa che per certi versi è diametralmente opposta a quella di Spinelli. I passaggi letti dalla premier, in aula, riflettono un pensiero che non può essere il modello di chi come i conservatori europei da anni combattono contro l’idea di un Super stato europeo, con il progressivo superamento del concetto di stati nazionali.
Si tratta di un testo che preconizza un moto rivoluzionario che superi il consenso popolare (e quindi antidemocratico) che poteva avere un senso nel 1941, in pieno regime nazi fascista, ma non certo nel 2025. La Meloni riferendosi al manifesto ha voluto con quella che, secondo alcuni, è stata una mossa ben studiata ( e a vedere le reazioni della opposizioni anche perfettamente riuscita) mettere ancora una volta la sinistra di fronte alle sue contraddizioni e alle nostalgie per un passato che non può certo essere preso a modello in un mondo completamente cambiato come quello attuale.
La manifestazione di Piazza del Popolo, nata dall’idea di un giornalista elitario, come è Michele Serra, e che ha visto l’adesione compatta del Pd (che avrebbe invitato il sindaco Gualtieri a farsi carico, con i fondi comunali, delle spese della stessa, cosa che ora andrebbe anche spiegata ai romani) rivendicava proprio quel manifesto come collante per tenerla unita, perché in realtà la sinistra, come visto a Strasburgo sul voto al riarmo, sulla idea di Europa è più spaccato che mai, non solo con gli i possibili alleati del campo largo, ma anche la suo stesso interno. La sinistra attacca la premier perché avrebbe osato criticare un testo fondante dell'Europa, ma onestamente, leggendo bene il testo del manifesto, si potrebbe anche obiettare che forse è vero l’esatto contrario. Primo, perché Altiero Spinelli, a cui è dedicata un'aula parlamentare al Parlamento europeo, non è considerato un padre fondatore alla stregua di Adenauer, Schuman ed Alcide De Gasperi, e poi perché tutte le contraddizioni e i problemi dell’Europa di oggi, nascono anche da quelle considerazioni che sono state espresse in quel documento.
Il Manifesto, sull’onda dell’emergenza storica, finisce per trascurare il fatto che la de-sovranizzazione dei Paesi europei non può essere il solo problema da considerare per la riuscita del progetto politico dell’Unione. L’istanza de-statalizzante non può essere la questione di fondo della prospettiva mediterranea dell’Europa. Va, infatti, anche considerata la peculiarità culturale, che fa della sovranità statale non solo una questione politica, ma anche una caratterizzazione dei popoli, condizionata al bisogno di statualità.
Insomma è parsa davvero esagerata l’insurrezione della sinistra (il deputato dem Fornaro è scoppiato a piangere dopo avere intimato alla premier di inginocchiarsi davanti “martiri di Ventotene”) contro quello che può essere derubricato come una critica ad un Manifesto che certo non si può dire prettamente ispirato al pensiero conservatore. La Meloni, è sempre il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, in un colpo solo è riuscita, con la sua solita maestria, a sgomberare il campo da ogni polemica sui presunti problemi con la Lega sul riarmo europeo e manifestare la sostanziale inconsistenza della opposizione.
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