Politica

Virginia Raggi sogna le Europee: la giungla di Roma non le è bastata

Di Giuseppe Vatinno

L'ex sindaca di Roma le sta provando tutte per non scomparire dalla scena politico-mediatica. L'analisi

La Raggi è stata brutalmente punita dai romani che l’hanno relegata all’ultimo posto tra i candidati alle ultime elezioni amministrative, quelle appunto vinte dall’attuale sindaco Gualtieri. L’hanno punita per quello che ha fatto ma soprattutto non ha fatto per la Capitale. Strade dissestate con buche degne di Beirut, trasporti sgangherati con bus che andavano a fuoco, raccolta differenziata al palo, opposizione ideologica al termovalorizzatore che ha portato Roma ad essere assediata da una valanga di rifiuti maleodoranti che ci hanno fatto finire in prima pagina del New York Times, invasioni di animali selvatici come cinghiali, serpenti, uccelli predatori, topi giganti, zanzare e chi più ne ha più ne metta, attratti dai rifiuti lasciati all’aperto dall’Ama, una girandola di consiglieri ed assessori che cambiavano in continuazione.

Un ultimo “regalino” della Raggi sono poi le inutili piste ciclabili che stanno diventando un vero problema per la sicurezza dei romani: hanno tolto spazio alle strade e costretto i cittadini a guardarsi di continuo le spalle da ciclisti sparati a tutta velocità. Ne è un esempio la contestata ciclabile di Torrino - Eur e quella di Ostia. Tacciamo poi il noto “complotto dei frigoriferi” e i progetti di improbabili teleferiche e il mitico “Stadio della Roma”.

Attualmente Virginia Raggi è presidente del Comitato per Roma Expo 2030, anche se - fortunatamente - il Pd non le sta facendo toccare palla. Ma lei insiste e non demorde. A luglio è riuscita addirittura ad intrufolarsi da Papa Francesco che le ha concesso una udienza ufficiale in virtù di vetuste consonanze peroniste. La Raggi da qualche tempo - in piena conversione mistica - si è infatti riavvicinata alla Chiesa cattolica perorandone la posizione contro il cosiddetto “utero in affitto”, anche in opposizione alla maggioranza del suo stesso partito, ridivenuto ora - per opportunità - laico. “Bruxelles - è il caso di dirlo - val bene una messa”.

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