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Caporalato, Fiammetta Fanizza
"Punta iceberg dell'Agromafia"

Antonio V. Gelormini

La dottoressa Fiammetta Fanizza, Sociologa presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Foggia, interviene sul Caporalato e sulle vicende odierne che continuano ad interessare i titoli di cronaca e gli incontri istituzionali. Affaritaliani.it le ha rivolto qualche domanda:

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Dottoressa Fanizza, la riunione indetta dal Governo sul problema "Caporalato" di giovedì scorso, ha partorito la momentanea soluzione di una "cabina di regia" propedeutica alla preparazione di un testo legislativo. Siamo sulla buona strada?

Non è cosa semplice esprimere un giudizio sulle misure decise dal vertice tra i Ministri Martina (agricoltura) e Poletti (lavoro) di giovedì scorso. Non è semplice sia perché i media non hanno ritenuto necessario fornire dettagli e sia perché, in linea di principio, l'idea di una "cabina di regia" non è una soluzione, ma una maniera per prendere tempo.

Posto che non è chiaro chi ne farà parte, in quali termini svolgerà i compiti assegnati (quali?) e con che tempistica, in Italia chi ha un minimo di memoria non può che nutrire un certo scetticismo sull'incisività dello strumento "cabina di regia". Soprattutto il timore è che qualcuno  - magari una personalità o un notabile proveniente da un contesto totalmente estraneo a quello del caporalato - venga insignito della qualifica di "superesperto coordinatore" e agisca senza la necessaria conoscenza della realtà.

Con questo non voglio assolutamente sostenere che si tratti di una problema "nostro". Anzi, il contrario: non vorrei che la cabina di regia favorisse il confinamento di questo problema entro i limiti culturalmente angusti e politicamente irrealistici di una "questione meridionale". La storia ci insegna che le questioni meridionali, oltre a non essere affatto esclusivamente meridionali, se vengono trattate come tali sono destinate a rimanere irrisolte. Il loro fallimento viene determinato tanto dal provincialismo di chi le denuncia quanto da quello di chi tenta di risolverle.

 

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Provincialismo? In che senso, mi scusi?

Occorre riconoscere che il problema caporalato, che sarebbe meglio iniziare a chiamare agromafia, ha una portata internazionale. Riguarda infatti il cosiddetto fenomeno della "globalizzazione delle campagne" cosicché limitarsi a guardare all'azione del singolo sfruttatore di uomini, sebbene sempre utile, non aiuta a comprenderne la gravità. Secondo le stime dell'Europol si tratta di un giro d'affari di immenso valore. Per questo, le misure di contrasto devono essere concertate ed organizzate combinando più livelli. Fermo restando a mio giudizio che la plancia di comando deve essere nei territori interessati. Dunque, addirittura, più che a Bari, a Foggia, cui spetta la triste leadership nazionale, e non solo. Se si  tiene conto che la provincia di Foggia, quale prima in Italia, conta oltre 550 mila ettari di terreni agricoli, è facile capire perché Europol la consideri un criminal hub internazionale. Foggia è una rotta per il traffico di denaro che dai balcani si dirige verso il nord Europa. Le pare che via Capruzzi da sola possa opporre resistenza o anche che una "cabina di regia" basti a fare da deterrente?

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Chiaro. Ma a questo punto, per passare al pratico e fattibile in tempi brevi, quali le misure possibili?

Credo che sia innanzitutto una questione metodologica. I controlli sono fondamentali: tuttavia occorre costanza. Se non si pianifica un'azione continuativa di INPS, Ispettorato del lavoro, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia i controlli non riusciranno a esplicare gli effetti desiderati. Ovvero non riusciranno neanche a scalfire il sistema delle agromafie. La logica non può essere quella del controllo degli scontrini fiscali a Cortina d'Ampezzo durante le vacanze di Natale. O l'approccio è serio oppure è pantomima. E se è pantomima, da osservatrice, non potrei non interrogarmi sulla reale volontà politica di risolvere il problema.

 

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Lei ritiene che la politica sia anch'essa, come si dice, "sotto schiaffo"? Come al solito: tanto rumore per nulla?

Il mio timore è che tutto il clamore mediatico di questi giorni servisse solo a rendere "notiziabile" il fenomeno. Non per cinismo, ma continuare ad intervistare gli schiavi "reclusi" nel Gran Ghetto di Rignano non serve a molto. Poiché il Gran Ghetto esiste da oltre vent'anni tanto che ciclicamente qualche troupe televisiva decide di fare un reportage, credo che risolvere questo dramma umano-umanitario dipenda dalla forza di contrasto da impiegare per sgominare le agromafie. In quest'ottica, l'assenza del Ministro Alfano (Interni), giovedì scorso al vertice, per me non è un buon segnale. Del resto, da chi dipende la gestione della "questione immigrazione"? Come vede è sempre una questione di metodo.

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Ma a livello locale, al di là del contesto innegabilmente globale della problematica, davvero l'eredità ricevuta dal Governatore Emiliano risente dell'inattività della Giunta Vendola, come è stato ripeturo in questi giorni?

Esiste un dato di realtà inconfutabile. La Giunta Vendola è rimasta sul piano delle intenzioni. Ha mancato finanche di dare corso a misure da essa stessa promosse: una fra tutte, la delibera Capo-Free Ghetto Out dello scorso 2 aprile 2014. Un'occasione inspiegabilmente mancata di liberare il Gran Ghetto di Rignano. Probabilmente non avrebbe risolto il problema, ma certamente, oltre a rappresentare il segnale dell'inizio dell'offensiva alle agromafie, avrebbe creato numerosi problemi ai trafficanti di uomini, impedendo loro di continuare a gestire quell'enclave dello sfruttamento umano. Viceversa, dopo aver emanato la delibera, la Giunta Vendola ha traccheggiato, addirittura ha tentato di compartimentalizzare il territorio iniziando ad allestire tre nuove tendopoli che avrebbero dovuto essere gestite dalla Protezione Civile. Dico avrebbero perché dopo i tracciati (e immagino lo stanziamento delle necessarie risorse finanziarie) nulla - ripeto nulla - si è mosso. L'anno scorso, come quest'anno, la raccolta dei pomodori è proseguita senza recare "disturbo" né ai caporali né agli imprenditori agricoli, che si arricchiscono violando palesemente la legge.

 

(gelormini@affaritaliani.it)

 

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 Pubblicato sul tema: Carra (Uila-Uil): "Più controlli alle aziende che dichiarano poche giornate"

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