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I lampioni del lungomare e la Bari parigina di Michele Cassano
Le interviste ai lampioni del Lungomare di Bari, sentinelle narranti - a loro modo testimoni - dello scorrere della vita nel capoluogo pugliese.
L’intervista ai lampioni del Lungomare di Bari è un piacevole passatempo, al quale mi dedico da alcuni mesi. Soffermarsi ad ammirarli e spendere ogni tanto una manciata di minuti, con qualcuno di essi, è un'esperienza intrigante, soprattutto quando sono loro a chiamarmi: ritenendomi, ormai, un vero e proprio confidente.
"Uè, me sì vviste? Nanza nanze sule iì sope o calannarie de Mechèle Cassane: u Sande Pìite (sènz'auriòle) de la Chièsia Madre. Mechèle, u candore de BBarevècchie, nu barèse docche, de chidde ca non ne iàcchie cchiù, nemmanghe ndra le vicue cìiche du borghe andiche". (“Ehi, mi hai visto? In primo piano, solo io, sul calendario del grande Michele Cassano: il San Pietro (senza aureola) della Cattedrale, il cantore di Bari Vecchia, un barese doc, di quelli che non ne trovi quasi più. Manco tra i vicoli ciechi del borgo antico”).
“Stong' sop' o mes' d' Giugn', con una luna rossa sullo sfondo che si specchia nel mare. La foto me l’ha scattata lui stesso, ma poi l’ha fatta diventare come un quadro: con una pennellata che è un po’ Monet, un po' Van Gogh e un po’ pure Cézanne. Non ridere, vallo a vedere. Il nostro Michele ha fatto veramente una bella cosa. Come vede lui Bari Vecchia, non la vede nessuno. Si vede che c’ha il cuore per la città. Passione e sentimento: barese 100%”.
A richiamare la mia attenzione è uno dei lampioni che si possono scorgere sul lungomare di Bari da Via Venezia, mentre si ammira il panorama della città dallo stesso punto in cui, nel 1002, fu avvistata la flotta veneziana che veniva a liberare il capoluogo levantino dall’assedio arabo, dando inizio alla tradizionale festa della ‘Vidua vidue’.
Michele Cassano è il factotum della Basilica Cattedrale, autentica eminenza grigia tra tanti riverberi e mille riflessi: memoria, archivio, custode e divulgatore di un patrimonio eterogeneo fatto di devozione, folklore, tradizione e multietnicità, che nelle stradine di Bari Vecchia ti accompagnano ‘a distanza’: attraverso la rete di edicole votive, il dedalo di cunicoli moreschi e le trame invitanti dei profumi più autoctoni.
Col suo calendario ha reso parigina la Bari più meridiana, capovolgendo l’antico adagio popolare che “Se Parigi avesse la mer… sarebbe na’ piccola Bè^r”. Ha fatto di Bari Vecchia la Montmartre di San Nicola e dei baresi. Ha dato un’anima agli scorci digitali e, di ritocco in ritocco, la Basilica è come se assomigliasse al Sacre Coeur e la piazza del Catapano assumesse idealmente i lineamenti di Place du Tertre.
Un esercizio certamente artistico, in una sorta di inconsapevole ricerca ‘picassiana’: quella senza tempo per provare a imparare a dipingere come un bambino. Un gesto d’amore lungo un anno, i cui effetti sono destinati a proiettarsi in un arco temporale ben più ampio di quelli che costellano il labirinto civico di Bari Vecchia.
Gli scorci più tipici di Bari, attraverso la lente artistica e certosina di uno “sposo” della città e non di un “amante”, diventano tele impressioniste, rivisitazioni alla Andy Warhol, puntinismi alla Paul Signac o Georges Seurat, incursioni fauviste, espressioni naif, slanci cromatici alla Henri Matisse o finestre luminose e paesaggistiche alla Vincent Van Gogh.
E a questo proposito il lampione immortalato mi rivela un’altra chiave di lettura di questo pregevole canto di passione: “Vi^n qua, e ascolta attentamente. Pure tu hai ripetuto il ritornello di Parigi e della mer (e non lù mer, perché in francese mare/mer è femminile). Ma nessuno si è accorto che, da qualche anno, Parigi la maire ce l’ha!”.
“Infatti, se sindaco in francese si dice 'le maire', la sindaca è 'la maire' e dal 2014 Anne Hidalgo è la sindaca di Parigi. Per cui, adesso Parigi la maire ce l’ha; e siccome pure i colori civici delle due città sono gli stessi, se ti vai a rivedere le foto della festa dopo l’elezione: Anne Hidalgo è uscita al blcone dell’Hotel de Ville, per salutare elettori e cittadini parigini, con una bella e vistosa sciarpa biancorossa al collo”.
Morale della favola: se Parigi ora la maire ce l’ha, sul lungomare di Bari sono les réverbères ad illuminarsi dopo il tramonto e ad accendersi con i raggi del sole all’aurora. Un incanto che si ripete ogni giorno, col ritmo cadenzato dal calendario di Michele Cassano, le cui tessere continueranno a tener vivo lo sguardo affettuoso sulla città fulcro e faro di una regione protesa nel Mediterraneo, decisamente votata ad essere - nei secoli dei secoli - frontiera di pace e agorà di dialogo interculturale.
(gelormini@gmail.com)
Grazie a Felice Giovine per la trascrizione in barese dell'incipit.
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Pubblicato in precedenza: I lampioni del lungomare di Bari 'La luce dell’Est' e il Pericle contemporaneo
I lampioni del lungomare di Bari e il monologo di Amleto a Crollalanza