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Ilva, i commenti alla sentenza. D'Attis: ‘Fine della primavera pugliese’

I commenti di, Mauro D’Attis (FI), dell'Assessore Anna Grazia Maraschio, di Fitto e altri alla sentenza della Corte d’Assise Taranto sull’Ilva dei Fratelli Riva

Il commissario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, in una nota commenta la sentenza della Corte d’Assise di Taranto sull’Ilva dei Fratelli Riva, che ha visto condannati tutti I 47 imputati, per circa 300 anni di pena comminati.

D'Attis FI

“Fermo il garantismo che contraddistingue da sempre Forza Italia, e fino al terzo grado di giudizio, non può non prendersi atto del fatto che la sentenza di primo grado del processo per l’ex Ilva offra alla pubblica opinione un quadro desolante sulla gestione, in quegli anni, della grande questione ambientale di Taranto. Ma è anche un duro colpo ad una storia politica quasi “mitizzata”: la primavera pugliese di Michele Emiliano e di Nichi Vendola”.

“Una primavera - ha aggiunto Marti - che all’epoca fece germogliare il terreno del consenso, per il centrosinistra, in un clima di euforica fertilità, oggi apparso fortemente messo in discussione, se non azzoppato. Sorprende - o forse no - il dato che tutti coloro che hanno concorso alla costruzione di quel progetto politico, cercano improvvisamente e quasi alla chetichella di smarcarsi dalla loro storia, prendendo le distanze da Vendola, scaricando e rinnegando con disinvoltura l’impegno profuso nello scriverla”.

Maraschio pd

Di parere diverso l’Assessore regionale Anna Grazia Maraschio: “Le sentenze si rispettano e soprattutto si comprendono con la lettura delle motivazioni. Una sentenza, quella emessa dalla Corte di Assise di Taranto, che segna un prima e un dopo nella lunga e dolorosa storia tra noi, tarantini e pugliesi, e la più grande acciaieria d’Europa. Una sentenza che, per i protagonisti principali di questa vicenda - la famiglia Riva - rappresenta un macigno, sopraggiunto a parziale riscatto di un’intera città dopo tanta irrimediabile sofferenza. Lo abbiamo sempre sostenuto: produzione e logica del profitto non possono travolgere il diritto alla salute, il diritto al lavoro e il diritto a un ambiente sano. Ed è da questi irrinunciabili princìpi che dovrà ripartire la grande industria nel prossimo futuro, a Taranto come nel resto del Paese”.

“Tuttavia - ha precisato Anna Grazia Maraschio - non posso non fare mia la delusione, umana e politica, che sta travolgendo Nichi Vendola in queste ore. La sua storia e il suo impegno per il nostro territorio hanno sancito l’inizio di un cammino, già nel 2005, su tematiche oggi all’ordine del giorno in Italia e in Europa, ma del tutto assenti - fino a 16 anni fa - nell’agenda politica di qualsiasi amministratore pugliese”.

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“Occuparsi per primo di un caso spinoso come quello dell’ex Ilva - ha ricordato l’Assessore - è stato un atto di sfrontato coraggio politico, oggi tornato di colpo indietro come un boomerang; perché a volte la storia sa essere spietata, anche di fronte agli intenti più ammirevoli. Per questo oggi, pur rispettando la sentenza, continuo laicamente a sostenere che la verità debba ancora essere svelata, per rispetto a una storia umana e politica nella quale continuo a credere fermamente”..

M5S Puglia 2020

Anche i consiglieri regionali del M5S Grazia Di Bari, Cristian Casili e Marco Galante sono intervenuti: “La sentenza di oggi deve rappresentare un punto di svolta per la città di Taranto. La Corte d’Assise ha stabilito che per decenni i tarantini sono stati vittime di una logica che ha privilegiato il profitto rispetto al diritto alla salute. Un modello di sviluppo diverso è possibile, per questo bisogna continuare con la strada intrapresa in questi anni per la riconversione economica. Tra i punti del percorso intrapreso con il presidente Emiliano per entrare in maggioranza c’è la convocazione del tavolo istituzionale per la sottoscrizione dell’accordo di programma. Oggi rinnoviamo quella richiesta, in modo da poter lavorare assieme a tutti gli attori coinvolti per la chiusura dell’area a caldo e per definire un modello di sviluppo compatibile con le vocazioni del territorio, per cui bisogna pensare già da ora agli interventi da realizzare anche utilizzando i fondi europei”.

Ilva grey TA

“La priorità - hanno ribadito I pentastellati - è tutelare la salute dei cittadini puntando sulla riconversione economica, prevedendo assieme alla chiusura dell'area a caldo, la realizzazione di interventi di bonifica e risanamento dell'area dismessa e assicurando la tutela dei livelli occupazionali. Sappiamo che la strada da percorrere è ancora lunga e c’è ancora tanto da fare per i tarantini, cui tutta l’Italia deve chiedere scusa per quello che hanno subito. Siamo già in ritardo, per questo occorre iniziare a lavorare da subito per raggiungere questi obiettivi”.

di gregorio pd

Punta agli sviluppi futuri la dichiarazione del consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd): “La sentenza di primo grado di Ambiente Svenduto segna un prima e un dopo. Un prima, in cui le sorti della città erano legate al centro siderurgico. Un dopo, in cui la comunità tarantina ha preso consapevolezza delle grandi opportunità di cui dispone e vuole realizzare un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità”.

“Quella di oggi – ha aggiunto - deve diventare una data spartiacque per il capoluogo ionico. Il dispositivo della Corte d’Assise di Taranto (presidente Stefania D’Errico, a latere Fulvia Misserini), sancisce la chiusura di un’epoca, che ha sacrificato la salute di operai e cittadini e la tutela del territorio”.

“Ora dobbiamo realizzare l’auspicata riconversione ecologica - ha proseguito Di Gregorio - ma in questo c’è un discrimine non trascurabile, anzi fondamentale: il fattore tempo. La riconversione a Taranto non può avere come orizzonte il 2050”.

“I fatti di Ambiente Svenduto si fermano al 2012 - ha sottolineato il consigliere regionale - ma negli anni successivi la situazione ambientale a Taranto ha continuato a mostrare elementi di criticità. A febbraio del 2020, infatti, il sindaco Rinaldo Melucci ha firmato un’ordinanza che disponeva il fermo degli impianti per motivi di natura ambientale. Dopo il pronunciamento favorevole del Tar, è intervenuta la sospensiva del Consiglio di Stato, di cui attendiamo il giudizio di merito. Ecco perché Taranto non può e non vuole attendere. Troppi rinvii, troppe proroghe. Ora è il tempo del cambiamento”.

Luca Lazzàro 09

Sulla sentenza Ilva, arriva la nota anche di Luca Lazzàro - Confagricoltura Taranto, l’organizzazione degli agricoltori della provincia di Taranto, che è parte civile nel processo: “La sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto lascia sperare che questo 31 maggio diventi una giornata storica per il territorio ionico”.

“Oggi la Corte d’Assise ha finalmente stabilito che la città di Taranto ha subito, per decenni, enormi danni in termini umani, sociali ed economici. Questa giornata – ha detto Lazzàro - è da intendersi dunque come uno spartiacque tra il vecchio modello di economia per il territorio ionico e il nuovo. Da oggi inizia il passaggio verso nuovi scenari, inizia la transizione ambientale ed energetica. E in questi nuovi scenari c’è di certo un’economia ecocompatibile, c’è l’agricoltura fatta con piglio imprenditoriale ma anche con giudizio. Taranto può e deve cambiare”.

Confagricoltura

Confagricoltura Taranto attraverso l’avvocato Donato Salinari è l’unica organizzazione di agricoltori ammessa, come parte civile nel processo, con una richiesta di 10 milioni di euro, di cui 2 milioni di euro di provvisionale. Per l’organizzazione, il danno ambientale prodotto ha leso il diritto alla salute, alla proprietà ed all'iniziativa economica degli agricoltori associati all'Unione Provinciale Agricoltori di Taranto, che ‘dalle pervicaci condotte lesive dell'ambiente, poste in essere dall'I.L.V.A. e dagli odierni imputati - si legge nella richiesta -  ha subito discredit, derivante dal mancato raggiungimento dei fini istituzionali dell'associazione, potendo indurre gli associati a privarla del loro sostegno personale e finanziario’.

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“Confagricoltura Taranto - ha evidenziato Lazzàro - è intervenuta nel processo Ambiente Svenduto per tutelare i propri iscritti, ma anche per affermare il principio che la pesca e l’agroalimentare non sono settori secondari all’industria, anzi sono il futuro sostenibile del territorio e fonte di lavoro per i giovani, che non intendono lasciare la terra dove sono nati”. 

Con altra nota diffusa l'ex presidente della Regione Puglia ed Europarlamentare, Raffaele Fitto, ha parlato di garantismo sempre e verso tutti, quale principio di CIVILTÀ irrinunciabile: “Vale anche nel caso molto delicato e complesso, per molteplici e ben note ragioni, della sentenza di primo grado nel procedimento ‘Ambiente Svenduto’. Una sequela di condanne durissime che colpiscono i vertici di un’azienda tra le più rilevanti del Paese".

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“Vicenda ancor più grave - ha detto Fitto - quando il giudizio condanna, come nel caso di Nichi Vendola, un vertice istituzionale che ha rappresentato i cittadini di una regione, nessuno escluso, che ne restano moralmente segnati. Auguro a Vendola di poter dimostrare, nei successivi gradi di giudizio, la sua totale estraneità a quanto gli viene contestato. Non solo per la sua personale onorabilità ma, soprattutto per quella dell’istituzione che ha rappresentato. Quindi, da parte mia, nessun attacco, nessun insulto, nessuna esultanza: sentimenti che, invece, ho spesso ritrovato sul volto e nelle parole dei miei avversari in analoghe circostanze".

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“Abbiamo vissuto tempi - ha concluso Fitto - nei quali persino ‘l’auspicio’ per così dire, di un avviso di garanzia o la ‘profezia’ di un tintinnar di manette serviva a innescare la barbarie del linciaggio mediatico, della calunnia e dell’utilizzo politico delle vicende giudiziarie. Tempi torbidi e oscuri dei quali ho fatto anche io aspra e dolorosa esperienza per lunghi anni e che non auguro a nessuno, compreso Vendola che, di quei tempi, fu protagonista. La giustizia, ovviamente, resta tale quando condanna e quando assolve. La fiducia in essa non è un rituale a seconda degli interessi e della posizione personale ma un dovere istituzionale".

“Mi auguro, infine, che questa circostanza non venga sprecata sull’onda dell’emotività che induce, in taluni casi, a dissolvere anni di malriposto ‘giustizialismo’ in un impulso di rabbia, ma sia invece un’utile occasione per riflettere sui propri comportamenti del passato e soprattutto per evitare che si ripetano nel futuro.”

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato sul tema: Ilva, fu 'disastro ambientale' Condannati sia i Riva che Vendola

                                    Ilva Taranto, la scelta coraggiosa (di A. Gelormini)