Roma
Falsi bilanci, nei guai il presidente della Corte dei Conti del Lazio, Miele
Il presidente della Corte dei Conti del Lazio accusato di falso in bilancio per i conti dell'Università di Cassino. Ammanco da 40 mln
Il presidente della Corte dei Conti del Lazio, Tommaso Miele finisce nei guai e nel mirino della Guardia di Finanza per falso in bilancio.
Otto avvisi di garanzia sono stati notificati questa mattina dalla Guardia di Finanza di Cassino e Frosinone ad altrettanti 'pubblici ufficiali' che, secondo quanto accertato dalla Procura di Cassino, avrebbero falsificato i bilanci dell'Università di Cassino e del Lazio Meridionale per nascondere un ammanco di 40 milioni di euro.
Nel mirino dei magistrati, oltre all'ex rettore Ciro Attaianese, anche il presidente della Corte dei Conti del Lazio, il giudice Tommaso Miele. Le indagini avviate nel 2016 dagli investigatori della Guardia di Finanza di Cassino, all'epoca coordinati dal tenente colonnello Massimiliano Fortino e poi portate avanti dal personale del Nucleo di Polizia Tributaria del comando provinciale, coordinato dal colonnello Alessandro Gallozzi e dal tenente colonnello Claudio Gnoni, hanno consentito di accertare un presunto falso ideologico e un presunto falso materiale. L'inchiesta prese il via quando alcuni dipendenti scoprirono che non erano stati versati i contributi Inps ai fini pensionistici. A ricevere l'avviso di conclusione indagine (diretta dal sostituto procuratore Marina Marra e dal procuratore capo di Cassino, Luciano d'Emmanuele) sono stati anche Raffaele Simeone, ex Direttore generale e Responsabile dell’Area Bilancio pro tempore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, il professor Raffaele Trequattrini, nella sua qualità di Delegato al bilancio pro tempore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio, l'ex Direttore generale pro tempore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Ascenzo Farenti e i tre componenti del Collegio dei Revisori dei conti pro tempore dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Piera Marzo, Antonio Gai e Valter Pastena.
Nel capo di imputazione si legge che è stata ravvisata nei confronti degli indagati "la responsabilità per i reati di falsità materiale ed ideologica in relazione ai dati esposti nei bilanci dal 2013 al 2015. Attraverso l’esame di documentazione amministrativa e contabile, supportata anche da mirati accertamenti bancari - si legge nella nota della Guardia di Finanza - sono state disposte dalla Procura in relazione al mancato versamento di contributi previdenziali dei dipendenti dell'ateneo, per un importo di circa 35 milioni di euro. In particolare, le Fiamme gialle hanno rilevato che, il rettore pro tempore, unitamente a 2 direttori generali pro tempore ed al delegato al bilancio pro tempore, avevano illecitamente iscritto nei bilanci consuntivi del 2013 e 2014 importi dei debiti previdenziali diversi da quelli risultanti dalle rispettive schede contabili. Sempre con riferimento al medesimo arco temporale, si è accertato, inoltre, che 4 Revisori dei Conti avevano falsamente attestato la corrispondenza dei dati dei predetti bilanci con le risultanze della contabilità pubblica dell’università cassinate. E' stata, altresì, interessata per i profili relativi al danno erariale cagionato la competente Procura regionale della Corte dei Conti, in quanto per il mancato versamento nei termini dovuti dei 35 milioni di contributi previdenziali, l’ateneo ha dovuto corrispondere all’agenzia delle entrate - riscossione un ulteriore milione a titolo di agio di interessi".
Il giudice Tommaso Miele, assistito dall'avvocato Sandro Salera, ha dichiarato di "aver piena fiducia nell'operato dei colleghi di Cassino e di poter dimostrare nelle opportune sedi di aver operato nel massimo della trasparenza e della rettitudine".