La coppia perfetta non esiste. Lo psicologo: “In due ci vuole sacrificio”
Il consiglio: “È necessario abituarsi ad accogliere tutte le diversità ed i difetti dell’altro”
Dal libro, Psicologi di voi stessi – 20 consigli tecnici per stare bene (Armando Editore, pp. 360, euro 30).
di Franco Casoni *
Per la buona riuscita di un rapporto di coppia non ci si deve aspettare la perfezione dell’altro e un idillio per sempre, ma risulta fondamentale l’impegno, la responsabilità, “il sacrificio” e l’adattamento.
Non bisogna dimenticare, tra l’altro, il concetto del “donarsi” di Fromm. (…) È necessario abituarsi ad accogliere tutte le diversità ed i difetti dell’altro. Certamente dovrà prevalere la gioia di stare insieme, tuttavia, volendo però essere realisti ed anche un po’ pungenti è necessario entro certi limiti di sopportazione, “masticare e ingoiare” un pochino di cibo poco gradevole. Del resto, tale meccanismo dell’accettazione dovremo attuarlo nel corso della nostra esistenza in tanti momenti e in tante situazioni assai più estreme: le piccole e grandi croci della vita, purtroppo, non potremo mai evitarle.
Qualora si fuggisse sempre da esse (come torniamo a sottolineare) non ci sarebbe crescita e si resterebbe a livello di bambini immaturi alla ricerca di illusioni.
In senso metaforico, c’è da dire che quando in un pranzo abbondante c’è un alimento poco gradevole, esso viene ad essere sommerso e sovrastato da tutte le altre pietanze buone che hanno sapori gradevoli e gustosi. In realtà vogliamo affermare che in linea di massima i difetti dell’altro dovrebbero essere coperti dai pregi. Tale condizione, salvo casi particolari, sarebbe il modo giusto di orientare la totalità degli scambi che avvengono nella coppia sebbene per buona consuetudine occorrano sempre dei chiarimenti espressi con umiltà ed evitando di porsi in un ruolo “up” o genitoriale. L’assimilazione dei difetti dell’altro, vista sull’esempio dell’alimentazione, si sposa molto con l’integrazione concettuale: nel valutare il partner dobbiamo esaminarlo nella sua totalità e non in parti divise tra quelle buone e quelle cattive, soffermandoci a volte su una e a volte su un’altra. L’integrazione ha una funzione importante, essa accomoda e spunta certi estremismi poiché si ampliano gli elementi di giudizio e si utilizza un’ottica più generale e più completa. Porre l’attenzione solamente sui difetti riduce la visione totale e non si ha un insight integrale sulla persona: si rischia di gonfiare una parte e di sminuire tutte le altre.
Ecco perché spesso il buon senso invita a riflettere superando l’influenza di quelle emozioni che nascono da liti e dissapori contingenti.
Bisogna dire che è facile cadere in generalizzazioni e sperimentare “un effetto alone” sul partner, ovvero far illuminare tutta la sua personalità da un solo difetto.
Occorre quindi cercare di evitare l’etichettamento dell’altro, proprio per non ingigantire certi suoi aspetti ritenuti negativi, in questo modo si bloccano i pretesti di trovare un capro espiatorio alle eventuali incomprensioni e frustrazioni.
* Franco Casoni, psicologo