Roma

Maxi frode Iva: 320 mln. Un avvocato romano gestiva 250 società “di carta”

Oltre 6 mln il patrimonio sequestrato a un avvocato romano che investiva in case, barche e auto

I militari della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e una serie di perquisizioni nelle province di Roma, Milano e Cosenza nei confronti di un sodalizio criminale dedito alla commissione di frodi fiscali e autoriciclaggio. Al centro del sodalizio un noto avvocato romano che gestiva 25 società con sede nella provincia di Roma.

Contestualmente, hanno operato il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili intestati agli indagati e alle imprese agli stessi riconducibili fino all’ammontare di 2,2 milioni di euro.

Le indagini – che hanno visto le Fiamme Gialle del 1° Nucleo Operativo Metropolitano Roma impegnate, per oltre un anno, nell’esame di dichiarazioni fiscali e di documentazione contabile e bancaria – sono partite da un controllo fiscale nei confronti di una società capitolina per poi allargarsi a macchia d’olio nei confronti di una fitta rete di imprese, completamente asservite agli scopi fraudolenti. Dagli accertamenti svolti, infatti, è emerso come gli indagati – sotto un’unica cabina di regia pilotata da un avvocato romano, individuato quale ideatore e dominus di tutta l’organizzazione – fossero soliti costituire ad hoc società cartiere intestate a prestanome e aventi quale finalità quella di emettere fatture per operazioni inesistenti per consentire la generazione di crediti Iva fittizi.

Duecentocinquanta sono complessivamente le società fantasma individuate – quasi tutte con sede nella provincia di Roma – grazie alle quali l’organizzazione è riuscita, in soli 3 anni, a generare un’evasione all’IVA di 98 milioni di euro e crediti IVA per oltre 320 milioni di euro; crediti che, una volta “piazzati sul mercato”, venivano utilizzati per compensazioni tributarie (dirette o per conto terzi) o per l’ottenimento di rimborsi dall’Erario.

Le ricostruzioni operate hanno consentito di quantificare in circa 6,1 milioni di euro l’ammontare dei proventi illeciti accumulati dal principale indagato; parte dei quali è risultata essere stata reinvestita (in modo tale da ostacolare concretamente l’identificazione della relativa provenienza delittuosa) per l’acquisto di immobili, imbarcazioni, automobili, nonché per investimenti imprenditoriali e speculativi all’estero.

Dieci, invece, sono le persone allo stato iscritte nel registro degli indagati, tutte a vario titolo responsabili per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio. Nei confronti del professionista, a capo del sodalizio, il Giudice delle Indagini Preliminari ha disposto la misura cautelare personale in carcere.

L’operazione di servizio, nell’infliggere un duro colpo all’organizzazione criminale, testimonia il costante impegno profuso dal Corpo a tutela del sistema economico legale e a garanzia della pretesa erariale.