Roma
“Roma non c'è più, serve un sindaco statista”. Il 2020 della Iena Filippo Roma
Le interviste di Valentina Renzopaoli. Inviato de Le Iene da 17 anni, Filippo Roma racconta il suo anno tra Coronavirus, amore, famiglia e nuovo romanzo
di Valentina Renzopaoli
Cenone di Natale sì, Cenone di Natale no... “ma agli italiani non gliene frega niente. L'emergenza Coronavirus ci ha cambiati, ma in peggio. La gente è più arrabbiata e cupa”. La Iena Filippo Roma racconta ad Affaritaliani.it il suo 2020, un anno che ha cambiato la nostra vita, il nostro lavoro, persino l'amore.
Romano, sposato con due figli, inviato de Le Iene da 17 anni alle calcagna di politici, con il fiuto da cronista alla ricerca dello scoop, Filippo Roma parla della sua Roma che “non è più Roma. Il prossimo sindaco dovrebbe essere uno statista, una figura di altissimo livello come forse non ce ne sono in giro”. In libreria da pochi giorni, il suo primo romanzo d'amore “Boomerang” (edito da Salani).
Dopo Andrea Purgatori, Guy Chiappaventi, Valentina Petrini, quarto appuntamento con il ciclo di interviste ai “narratori” della pandemia.
Filippo Roma, il 2020 sta finendo... un anno... che anno è stato?
“Un anno decisamente brutto, ma che ci ha insegnato che cos'è la vita: ci eravamo abituati a vivere di certezze, invece la sorpresa, la 'sfiga', il dramma sono dietro l'angolo. La nostra vita scorreva placida e serena, è arrivata questa 'mazzata' che ci ha rimesso in contatto con la realtà: tutto è precario e tutto può accadere. Il 2020 ci ha fatto capire che la nostra vita soffre di fragilità e precarietà”.
Un anno fa non avremmo mai immaginato quello che poi sarebbe accaduto: come siamo cambiati, se siamo cambiati...
“Credo ci sia stato un cambiamento ma di breve periodo. Sono convinto che tutto tornerà come prima, come sempre è accaduto nel corso della Storia; una volta terminata l'emergenza l'uomo tornerà a comportarsi come sempre, con i suoi vizi e le sue debolezze. Anzi, aggiungo che, se c'è stato un cambiamento, credo sia stato in peggio: c'è maggiore tensione sociale, la gente è più arrabbiata, siamo tutti più cupi, più intransigenti, non c'è più gioia di vivere. Dunque vedo, sì, un cambiamento temporaneo, ma in peggio”.
All'inizio ci eravamo (quasi) convinti che sarebbe andato tutto bene: non è stato così. Perché?
“I motivi sono principalmente due: ci siamo trovati di fronte ad un fenomeno mai accaduto prima nella storia recente, che ha trovato tutti impreparati. Ma poi, quello che non ha funzionato è che ci siamo fatti trovare impreparati anche alla seconda ondata. Capisco che lo Stato all'inizio si sia trovato in difficoltà per l'unicità della situazione, ma poi non si è saputo organizzare al meglio: nella sanità, nei sistema dei trasporti, nel metodo di tracciamento, persino nella distribuzione dei vaccini influenzali. Questi due motivi insieme hanno creato un disastro”.
Cenone di Natale sì, cenone di Natale no... ma è davvero la priorità?
“Ma no... secondo me agli italiani del cenone di Natale non gliene frega niente. Anzi, il coprifuoco può essere una scusa per non incontrare la zia che si è costretti a vedere una volta l'anno... Questa discussione sul Natale appartiene, secondo me, ad una una mentalità piccolo borghese”.
Il lavoro d'inchiesta nell'era del Covid: quali sono state le difficoltà maggiori affrontare per la Iena Filippo Roma e per la vostra squadra?
“Per noi delle Iene le difficoltà sono state oggettive: non siamo abituati ad organizzare interviste concordate perché chiunque risponderebbe di no alla nostra richiesta per paura delle domande scomode, dunque le nostre interviste sono sempre a sorpresa. Questa modalità di lavoro era compatibile con una realtà fatta di eventi pubblici, conferenze stampa, dove per noi era possibile intercettare il personaggio publico o il politico; ora che sono tutti a casa è diventato difficilissimo portare a casa il servizio perché non si sa dove andare a scovare le persone. Quindi, dal punto di vista operativo, le nostre difficoltà sono aumentate parecchio”.
In libreria da pochi giorni, il tuo secondo libro, il primo romanzo “Boomerang” (edito da Salani) e si parla d'amore. Non di cronaca, non di scoop, non di politica, televisione, ma d'amore. Perché questa esigenza?
“Avevo bisogno di una via di fuga dal mio lavoro, dalla realtà in cui mi immergo da 17 anni: una realtà livida, fatta di energia negativa, di illegalità, di ingiustizie. Scrivere un romanzo d'amore ha significato per me recuperare qualcosa di più alto. Volutamente ho scritto un'opera di fantasia senza natura di inchiesta sociale e su un argomento che non tratto mai, che è l'amore. Un sentimento che muove la nostra vita. Sappiamo che l'amore è bello all'inizio, dopo può diventare noioso, ma è l'opera di ricerca che è elettrizzante. La mia storia si basa su un triangolo amoroso tra Leonardo, detto Leo, scrittore in cerca di ispirazione, Barbara ed Elena”.
Com'è la Iena Filippo Roma nella sua vita privata?
“Normalissima, ho una moglie e due figli”.
Come è cambiato l'amore ai tempi del Covid?
“È stata una tragedia per tutti, molte persone sono rimaste a casa con l'ultima persona con cui sarebbero volute rimanere, ovvero il convivente. Non oso pensare a chi aveva un'amante, e la percentuale di chi ce l'ha è davvero alta.... Una tragedia anche per i single che hanno dovuto interrompere le relazioni sociali. Quello che è accaduto sicuramente cambia il nostro approccio alle persone e incide sulla sfera dei sentimenti: c'è una maggiore diffidenza, non è certo un buon momento per intrecciare nuovi amori e nuove relazioni. Se si vuole corteggiare qualcuno, ora l'unica soluzione è uscire con il certificato del tampone in tasca...”
Il tuo libro è anche un inno alla scrittura e agli scrittori. Non è stato un anno positivo per il mondo della cultura: il Coronavirus ha paralizzato produzioni, spettacoli, concerti, mostre... ma in solitudine si può continuare a scrivere. Eppure, sono in molti ad aver confessato che in lockdown anche la creatività si è bloccata. Perché secondo te? Come influirà questa rivoluzione di vita sul mondo della creatività e dell'arte?
“E' una bella domanda... il blocco della creatività è può essere figlia dell'interruzione del flusso della vita. Nel momento in cui si interrompe il flusso della realtà anche la mente creativa si trova spiazzata, non sa bene cosa raccontare, non sa bene cosa succedendo. Neanche l'artista sta riuscendo ad elaborare: per raccontare è necessario riflettere, elaborare, ma il cambiamento non si riesce ancora ad intercettare. Non mi sembra di individuare nel panorama artistico degli ultimi mesi, opere o creazioni particolarmente interessanti che riflettano quanto è avvenuto. Forse, l'unico tra artisti, cantanti, scrittori, poeti che ha saputo raccontare in maniera divertente, satirica, efficace il lockdown è stato con il 'Il diario della quarantena' Zero Calcare. I suoi filmati animati, il suo personaggio hanno saputo far riflettere, tra l'altro con una splendida colonna sonora”.
Tu sei romano, come è cambiata Roma in questi mesi?
“Roma è diventata un città depressa come non mai, senza turisti, con i bar chiusi, i negozi chiusi. Non è più Roma”.
La prossima primavera si voterà per le amministrative. Quali caratteristiche dovrebbe avere il prossimo sindaco di Roma?
“Dovrebbe essere uno statista, governare Roma è come governare uno Stato, serve una figura di altissimo livello come forse non ce ne sono in giro, qualcuno devoto al bene comune, preparato, con un'esperienza che gli permetta di governare una capitale che già prima della pandemia non stava vivendo una bella stagione. Ma, a pochi mesi dalle elezioni, non si capisce ancora chi saranno i candidati dei diversi schieramenti: è stupefacente, incomprensibile, direi inquietante: siamo ancora al tatticismo mentre sarebbe il momento di presentare progetti, capire quale possa essere la nuova vocazione di Roma”.
E se nessuno si volesse “accollare” questo compito così difficile? Se nessuno volesse veramente Roma?
“Potrebbe essere. Roma è una patata bollente: Roma ammaliante, è come una sirena ma poi ti mangia e ti divora”.