Roma

Si fa la barba al deposito ma è in malattia. Atac, la bufera Trasportopoli

Il volume del dirigente cacciato è una mappa del malcostume dei trasporti romani. Come la politica ha depredato Roma

Atac: i trucchi e le truffe malcelate dei fornitori, i rapporti con la politica che governa le imprese. Le bugie del sindaco Alemanno sulla caduta di un controsofitto il giorno dopo l'inaugurazione della stazione Conca d'Oro della B1. E poi il ruolo dell'ex assessore di Alemanno Antonello Aurigemma chiamato in causa in decine di pagine, sino all'equivoco ruolo dell'agenzia per la mobilità. Ma anche il “segreto di Roma Tpl”, l'appalto del servizio notturno, i sindacato che contano più dell'amministratore delegato  e il Partito della Nazione costruito a Roma. E c'è spazio anche per l'ex assessore alla Mobilità il senatore Stefano Esposito e i suoi rapporti con autisti, macchinisti e sindacalisti.

 


E' una vera “bomba” il libro di Pietro Spirito, il direttore operation di Atac cacciato via in malo modo e ora autore del volume “Trasportopoli” che vale come un'inchiesta della magistratura e che segnerà il futuro del trasporto pubblico a Roma per i prossimi mesi. Soprattutto per la serie di querele per diffamazione che Spirito rischia di prendere per aver fatto nomi e cognomi e aver disegnato le piste di interessi, relazioni (e forse tangenti) di una serie di attori che hanno condizionato i miliardi di euro che il “sistema” ha ingoiato negli ultimi anni, restituendo alla città la vergogna dell'Atac.
Grazie alla casa editrice Guerini e Associato che ha anticipato ad affaritaliani.it l'intero volume “Trasportopoli, cronache dall'inferno Atac” di Pietro Spirito, ecco alcuni brani del libro che faranno discutere. Anche nelle aule dei Tribunali. Il libro sarà in vendita da giovedì 10 novembre.

I SINDACATI
“Appena arrivato in Atac, decido di visitare in incognito una delle principali rimesse del trasporto romano di superficie, Magliana, per annusare l’aria che tira. Entro nell’impianto e nessuno si accorge di me. Meglio così, non sono ancora conosciuto e posso guardare con occhio ancora non condizionato i comportamenti. Mi colpiscono subito il disordine organizzativo, la vetustà degli impianti di manutenzione, un senso di disorientamento complessivo che non mi era mai capitato di vedere in una fabbrica. Pochi sono gli operai presenti, mentre molti sono gli autisti per l’inizio del servizio, nelle prime ore della giornata, dalle 5.30 alle 7.30. Verso metà della mattinata, dopo aver potuto girare per ore senza essere fermato da alcuno, noto un assembramento di persone che discute animatamente. Mi avvicino, incuriosito, e chiedo, ancora senza presentarmi, le ragioni del litigio. Uno dei componenti del crocchio, senza mostrare alcuno stupore per la domanda, dice: «Stiamo cercando un accordo sui cambi turno degli autisti che ci hanno affidato le loro matricole, e non riusciamo a trovare la quadra». Erano sindacalisti di diverse organizzazioni. Ciascuno curava gli interessi di un manipolo di clientes”.

IL PARTITO ROMANO DELLA NAZIONE
A Roma si è progressivamente formato, tra il 2006 (ultima fase della Giunta Veltroni) e il 2013 (inizio della Giunta Marino), quello che oggi si definisce Partito della Nazione, un’alleanza trasversale tra centro-destra e centro-sinistra che, pur alternandosi alla guida dell’amministrazione cittadina, ha governato in modo consociativo le aziende partecipate, il sistema degli appalti, gli organigrammi delle imprese, in una logica spartitoria che rappresenta l’architrave del consenso politico. Mentre il Partito della Nazione trova ostacoli ad affermarsi nello scenario politico italiano, pur se sussistono forti tentazioni verso questa direzione, nell’amministrazione concreta della Capitale tale meccanismo di governo non solo è stato sperimentato, ma è stato attuato nei fatti. Si tratta di un modello di gestione politica pericoloso e infido, in quanto non viene dichiarato nel sistema delle alleanze, ma si svolge negli anfratti bui del Campidoglio o in qualche tavolino segreto, nel quale si stringono i veri patti di potere”.

BARBA E CAPELLI NEL DEPOSITO. MA E' IN MALATTIA
Mentre sto discutendo con alcuni miei collaboratori sull’organizzazione delle attività di officina, esce dal salone del barbiere della rimessa un autista in canottiera e sandali, che, rivolgendosi con tono alto e altezzoso agli altri colleghi presenti nel piazzale, esclama: «Aho! me ne torno ar mare. Del resto, sto ’n malattia, e me devo cura’. Se vedemio. Buon lavoro a tutti”.

L'ATAC AL TEMPO DI DIACETTI
Questa stella fulgida del management aziendale, subito soprannominato «indossatore delegato» per l’impeccabile stile del suo vestire, si è contraddistinto particolarmente per la sua capacità di non dire nulla, sempre con toni pacati e rassicuranti. Per il resto, è stato notato in azienda soprattutto per l’inquietante presenza di un suo assistente, dotato di contratto di consulenza, vistoso soprattutto per i rimborsi spese.

Questo autorevole supporto al vertice risulta essere concessionario di automobili, esperto per definizione del trasporto pubblico locale, pur se in altro ramo: Gianluca Bardelli, esponente allora del gruppo 878 di M5S, sostenitore in particolare del consigliere pentastellato Marcello De Vito, capogruppo nella passata consiliatura. Bardelli twitta, utilizzando anche nickname di diversa denominazione di origine controllata, con grande pervicacia, facendo propaganda per il Movimento 5 Stelle: non si capisce bene quanto sia apprezzato il suo supporto dal Movimento stesso”.

 

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