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Fisco e Dintorni
Illegittimi i contributi dopo l'accertamento fiscale
da sx gli Avv.ti M. Sances e S. Donadei

Ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello di Lecce cancella migliaia di euro di contributi richiesti dall’Inps dopo alcuni accertamenti fiscali. L’Avv. Donadei chiarisce “L’Inps può chiedere i maggiori contributi solo se gli accertamenti fiscali non vengono contestati”.

 

Si segnala l’importante sentenza n.79/2024 della Corte di Appello di Lecce, sez. lavoro che ha annullato migliaia di euro di contributi previdenziali richiesti successivamente ad alcuni accertamenti fiscali (si veda sentenza).

Viene sancito, infatti, che Inps può chiedere i maggiori contributi solo quando gli accertamenti fiscali sono divenuti definitivi.

Il caso in questione ha coinvolto un imprenditore di Lecce assistito dall’Avv. Matteo Sances. La sentenza, che condanna anche l’Inps a pagare circa 2.000 euro di spese legali, risale al 18 marzo scorso ma si è ritenuto di segnalarla solo in questi giorni poiché risulta passata in giudicato a seguito di mancato ricorso in Cassazione.

Sul punto è intervenuto l’Avv. Salvatore Donadei – già Presidente della Camera Civile di Lecce e Coordinatore regionale delle Camere Civili di Puglia – , anche nella sua qualità di membro della commissione di procedura civile dell’UNCC (Unione Nazionale delle Camere Civili), il quale chiarisce che “Tutto ha origine dal momento in cui l’Agenzia delle Entrate emette degli accertamenti fiscali nei confronti del contribuente, rideterminando presunti maggiori redditi in <<Tuttavia tali contributi possono essere richiesti all’impresa SOLO laddove gli accertamenti fiscali non siano più contestabili o perché accettati dal contribuente o ancora perché, pur essendo stati impugnati giudizialmente, non sono stati annullati dai giudici. In pratica l’Inps deve attendere l’esito degli accertamenti fiscali prima di intimare il pagamento di ulteriori contributi”.

Continuano gli Avv.ti Donadei e SancesRiteniamo importante segnalare come la Corte d’Appello abbia praticamente ribaltato la sentenza di primo grado condannando anche l’ente al pagamento delle spese legali. Tale pronuncia risulta molto importante poiché ribadisce come l’Inps non possa chiedere maggiori contributi rifacendosi solamente agli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate ma debba fornire ulteriori elementi, soprattutto se gli accertamenti fiscali risultano contestati. Nulla rileva, poi, il fatto che in corso di causa il contribuente abbia chiuso le pretese aderendo al condono poiché la prova della debenza di maggiori contributi spetta sempre a Inps”.






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