Pillole d'Europa

Fisco, scuola, contraffazione e... le pillole d'Europa

Pillole d'Europa
di Cinzia Boschiero

 

UN SISTEMA FISCALE PIU’ EQUO CONTRO LE MULTINAZIONALI, FONDI PER INSEGNAMENTO SCOLASTICO AI BAMBINI NELLE AREE DI CRISI E PER I FLUSSI MIGRATORI, LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE DEI GIOCATTOLI, PREMIO EUROPEO PER I DIRITTI UMANI

 

PER STARE MEGLIO COME CITTADINI EUROPEI E CONOSCERE DIRITTE E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI - In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni scrivete a cinziaboschiero@gmail.comeurochat2013@gmail.com

 

Domanda: è vero che qualcosa cambierà per le multinazionali in Europa dal punto di vista fiscale? Enrico Foscari

Risposta: il Parlamento europeo ha presentato di recente in una risoluzione approvata una serie di proposte per rendere il sistema fiscale sulle società più equo in tutta Europa. I deputati esortano gli Stati membri a trovare un accordo sull'obbligatorietà per le multinazionali di dichiarare profitti e tasse paese per paese, su una base imponibile consolidata comune, sulle definizioni comuni per i termini fiscali e su una maggiore trasparenza e responsabilità per quanto riguarda il regime fiscale nazionale - finora segreto - per le aziende. Secondo gli eurodeputati, le imprese multinazionali dovrebbero pagare le tasse lì dove ottengono i loro profitti, poiché si ritiene dannosa l'attuale concorrenza fiscale sulle aziende che facilita una pianificazione fiscale aggressiva nonché l'evasione, in mancanza di un quadro concordato. Oltre alla perdita di reddito pubblico, i deputati del Parlamento europeo ritengono ingiusto che le grandi aziende paghino pochissime tasse sui loro profitti, mentre i cittadini e le piccole e medie imprese debbano pagare la loro quota completa.

 

Domanda: cosa di fa per consentire che i bambini in situazioni di crisi possano avere una continuità scolastica? Sono un'insegnante e ritengo che solo l’istruzione possa aiutare l’integrazione. Marisa Ferrante

Risposta: secondo le più recenti stime dell'ONU, un miliardo di bambini vive in aree interessate da conflitti. Tra questi, 250 milioni hanno meno di 5 anni e non gli è riconosciuto il loro diritto fondamentale all'educazione. Si stima che 65 milioni di bambini tra i 3 e i 15 anni sono tra i più colpiti da emergenze e da crisi prolungate, con il rischio di interrompere la loro istruzione, e che circa 37 milioni di bambini tra i 6 e i 18 anni non vanno a scuola nei Paesi colpiti da crisi. Al Parlamento europeo è stata approvata una risoluzione che chiede agli Stati membri dell’Unione europea di sostenere l'obiettivo della Commissione di aumentare al 4 per cento la quota dei fondi umanitari destinata all'istruzione dei bambini in situazioni di crisi. Inoltre, gli eurodeputati chiedono a tutti i Paesi ospitanti di aiutare i bambini rifugiati a integrarsi nei loro sistemi scolastici nazionali. Il Parlamento europeo ha fatto notare che l'istruzione riduce il rischio per i giovani di avvicinarsi all'estremismo.

 

Domanda: per la sicurezza dei giocattoli e contro la loro contraffazione quali sono le norme europee? Nuccia Burti

Risposta: Ogni anno, solo in Italia, 201 milioni di euro vanno in fumo a causa delle vendite di giocattoli contraffatti, il che equivale a una perdita del 15,6 per cento delle vendite di giocattoli nel paese. E l'industria del settore lamenta un calo del 14,4 per cento in termini di occupazione. A livello europeo, le perdite dirette a causa della contraffazione nel settore dei giocattoli ammontano a 1,4 miliardi di Euro l'anno, e quelle indirette toccano i 2,3 miliardi di Euro, con mancati introiti per i governi di 370 milioni di Euro. Quasi ventimila posti di lavoro vanno persi fra danni diretti e indiretti causati dalla contraffazione nel settore. ”I giocattoli contraffatti,” dice Martina Scaccabarozzi, responsabile marketing di Fortura Giocattoli (www.forturagiocattoli.com),” prima di danneggiare l'economia italiana ed europea, mettono a rischio la sicurezza dei nostri bambini. Per questo il Parlamento Europeo è sceso in campo, insieme alla Guardia di Finanza. E’ importante imformare i consumatori di comperare solo giocattoli col marchio CE”. Il primo Vice Presidente del Parlamento Europeo, Onorevole Antonio Tajani, ha dichiarato :“Le regole europee per la sicurezza dei giocattoli e contro la contraffazione rispondono all’idea di Europa che tutti vogliamo: un’Europa vicina ai cittadini, attenta alla loro sicurezza e al loro benessere. Un’Europa dei diritti al servizio dei più deboli. Commerciare e comprare giocattoli nel rispetto della proprietà intellettuale e delle regole di sicurezza della UE significa contribuire civicamente alla salvaguardia dei nostri figli, ma anche dei posti di lavoro”. Dall´entrata in vigore della Direttiva europea sui giocattoli, nel 2011( http://ec.europa.eu/growth/sectors/toys/), sono stati introdotti maggiori sistemi di controllo soprattutto in termini di sicurezza e prevenzione. Il Tenente Colonnello Davide Cardia, del Comando Generale della Guardia di Finanza, ha fornito di recente i dati dei sequestri di giocattoli in Italia aggiornati a oggi: "Finora, nel 2015, sono sati sequestrati 12 milioni di giocattoli contraffatti di cui 9 milioni nel Lazio. Nel 2014, erano stati 186 milioni i pezzi sequestrati, la maggior parte dei quali in un maxi sequestro di giocattoli cinesi prima del periodo natalizio. Il giro d'affari della contraffazione in Italia è stimato in 500 milioni di Euro l'anno, ma la cifra deve considerarsi conservativa. Se genitori e nonni hanno il sospetto di trovarsi di fronte a giocattoli contraffatti devono contattare immediatamente il numero 117 per segnalarlo alla Guardia di Finanza". Stime Onu valutano che il giro d'affari del mercato della contraffazione ammonti a 600 miliardi di dollari all'anno a livello mondiale, una cifra paragonabile agli introiti provenienti dal traffico di droga.

Domanda: mi aggiorna sulle misure relative alle migrazioni? Cosa si sta facendo di concreto in Europa? Barbara Veretti

Risposta: La cosiddetta Agenda europea sulla migrazione prevede un approccio globale alla gestione dell'immigrazione, fra cui una serie di misure immediate per affrontare la crisi migratoria nel Mediterraneo. La Commissione europea ha proposto la creazione di un meccanismo di punti di crisi per sostenere l'Italia e la Grecia nelle operazioni di registrazione e trattamento delle domande d'asilo. Il meccanismo di ricollocazione prevede il trasferimento di 160mila persone in evidente necessità di protezione internazionale dall'Italia e dalla Grecia in altri Stati membri. La Commissione europea ha preso ulteriori misure per affrontare il trasferimento del flusso dei migranti sulla rotta dei Balcani occidentali. Un'apposita équipe della Commissione europea, sotto la guida del direttore generale del servizio di assistenza per le riforme strutturali (SRSS) della Commissione, collabora con le autorità per accelerare l'accesso ai finanziamenti di emergenza, migliorare il coordinamento tra i vari attori, affrontare gli ostacoli amministrativi e facilitare la condivisione delle conoscenze in materia di gestione delle frontiere e ricollocazione. L'SRSS ha svolto un ruolo chiave nell'avvio, avvenuto il 14 dicembre, del programma dell'UNHCR per l'affitto di strutture da destinare all'accoglienza di 20mila richiedenti asilo in Grecia. L'SRSS ha inoltre svolto un ruolo importante nella ripresa in Grecia dei programmi di rimpatri forzati e rimpatri volontari assistiti. Malgrado i progressi compiuti resta ancora molto da fare. Gli Stati membri hanno convenuto di sostenere la Grecia ricollocando 66.400 persone che necessitano di protezione internazionale. La ricollocazione è iniziata molto lentamente, ma vi sono stati segni di miglioramento nelle ultime settimane. Le autorità italiane invece hanno individuato sei punti di crisi a Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle/Villa Sikania, Trapani, Augusta e Taranto. L'Italia deve adottare misure per aumentare l'efficienza dei controlli e del rilevamento delle impronte digitali e migliorare il sistema di trasferimento dai punti di crisi. L'operazione Triton estesa al Mediterraneo centrale ha contribuito a salvare quasi 60mila vite umane, e si stanno facilitando gli sbarchi nei punti di crisi. Attualmente l'Italia dispone di una capacità di accoglienza di 93mila posti per i richiedenti asilo, compresi i punti di crisi, e sono state individuate apposite strutture per ospitare le persone in attesa di ricollocazione. Nonostante sia iniziata prima che in Grecia, la ricollocazione dall'Italia procede tuttora a un ritmo di gran lunga inferiore a quello necessario per conseguire l'obiettivo generale di trasferire 39.600 persone in due anni. Fino ad oggi, soltanto dodici Stati membri hanno messo a disposizione dei posti per la ricollocazione, impegnandosi ad accogliere 1041 persone. Diciannove Stati membri hanno nominato funzionari di collegamento per coadiuvare il processo sul campo. Gli Stati membri devono aumentare in modo sostanziale il loro impegno e abbreviare i tempi di risposta per accelerare il funzionamento del meccanismo. Nel 2015 l'Italia ha effettuato più di 14mila rimpatri forzati di persone che non avevano diritto all'asilo e nell'ambito di Frontex ha partecipato a undici voli di rimpatrio congiunti di richiedenti asilo respinti provenienti da altri Stati membri. È stato istituito uno strumento comune per fornire informazioni sui flussi migratori giornalieri e i paesi che si trovano sulla rotta hanno migliorato il loro coordinamento. Una migliore gestione delle frontiere e una minore agevolazione dei movimenti irregolari hanno contribuito ad una migliore gestione dei flussi migratori. Serbia, Slovenia, Croazia e Grecia hanno attivato il meccanismo di protezione civile dell'Unione Europea, chiedendo che altri paesi inviino risorse per affrontare l'emergenza umanitaria che interessa i loro territori. Finora 15 Stati membri hanno risposto a tali richieste, fornendo alloggi, letti, indumenti e medicinali. Molto materiale non è ancora stato fornito, e l'urgenza del fabbisogno non farà che aumentare con il peggiorare delle condizioni atmosferiche.

 

Domanda: cosa fa l’Unione europea per difendere i diritti in Arabia Saudita? Michele Losa

Risposta: è stato di recente dato il premio Sacharov a Raif Badawi un blogger e sostenitore della libertà di pensiero e di espressione imprigionato in Arabia Saudita. É stato condannato a dieci anni di carcere, mille frustate e una elevata multa per messaggi considerati blasfemi dalle autorità saudite sul suo sito web, che promuove il dibattito sociale, politico e religioso. La prima serie di frustate pubbliche a gennaio 2015 ha provocato grandi proteste a livello internazionale e hanno anche suscitato delle preoccupazioni per la sua salute, che finora ha impedito ulteriori pene. Ma Badawi si trova ancora in carcere e non ho potuto ritirare al Parlamento europeo a Strasburgo il premio di persona. Purtroppo questo non è un evento insolito nella storia del Premio Sacharov. Fra molti altri, Aung San Suu Kyi, Premio Sacharov 1990, ha vinto il premio mentre era agli arresti domiciliari ed ha ricevuto il premio di persona 23 anni più tardi. Ha ritirato il premio di Raif Badawi Ensaf Haidar, la moglie dell'attivista per i diritti umani saudita. "Badawi è diventato un simbolo e un riferimento per tutti quelli che combattano per i diritti fondamentali nella regione, e oltre", ha sottolineato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz durante la cerimonia. "Nonostante i rischi, attraverso la sua attività di blogger ha coraggiosamente incoraggiato il pensiero libero esercitando la sua libertà di espressione e colmando un vuoto lasciato dalla mancanza di libertà di stampa nel suo paese". Il Presidente del Parlamento Europeo ha anche chiesto l'amnistia al re Salman d'Arabia Saudita e di liberare immediatamente e incondizionatamente Raif Badawi. Il Presidente del PE Martin Schulz ha anche invitato la autorità saudite di interrompere la censura sistematica dell'espressioni pacifiche, riferendosi a personalità come Waleed Abu al-Khair, Abdulkarim Al-Khodr, Ashraf Fayadh e Ali Mohammed al-Nimr. Il Presidente ha richiesto anche la liberazione di Mohammed al-Nimr, attualmente condannato a morte. E ha ricordato che l'Arabia Saudita è stata eletta al Consiglio dei diritti umani dell'ONU. "Siamo preparati ad un confronto sui diritti umani", ma "nessun gesto di terrore o sistema penale disumano ci potrà dissuadere dalla lotta per i diritti umani. Nessun alibi legato alla sicurezza, nessun accordo sulle armi o sul petrolio ci farà cedere" ha aggiunto Schulz.