Pillole d'Europa
GIORNALISTI IN EU, ERASMUSPLUS PER LE UNIVERSITA’, FONDI PER LA MONTAGNA
PER STARE MEGLIO COME CITTADINI EUROPEI E CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI
In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni sui bandi scrivete a cinziaboschiero@gmail.com – oppure alla e-mail: dialogoconleuropa@gmail.com
Domanda: con le nuove tecnologie le professionalità della informazione si sono modificate, c’è chi se ne sta occupando a livello europeo? Luigi Fucera
Risposta: sì. La Commissione europea si è resa conto che la libertà e i valori comunitari devono essere comunicati in modo corretto e che i giornalisti sono sotto attacco. Inoltre si è anche resa conto di quali e quante nuove professionalità coinvolgono la comunicazione sia pubblica, istituzionale che privata. Proprio per questo per la formazione dei giornalisti è stato ribadito che non si può confondere la professione giornalistica con quella di “comunicatori” che non abbiano una formazione simile. Per essere chiari un social media manager non è paragonabile ad un giornalista professionista se non ha acquisito delle competenze similari; così come non è un giornalista chi fa post di marketing sui social, chi promuove e non informa, ma fa marchette e non segue il codice deontologico professionale. Inoltre sempre la Commissione europea ha stanziato dei fondi per corsi di formazione innovativi per le professioni dell’informazione, e fondi per tutelare i giornalisti se minacciati; inoltre il Parlamento europeo ha deliberato una serie di misure per contrastare la minaccia di azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP). Le SLAPP sono azioni legali spesso prive di legittimità, infondate o basate su rivendicazioni esagerate, che mirano a intimidire e screditare professionalmente i giornalisti e costringerli al silenzio. Di recente si è svolto a Milano un corso di aggiornamento proprio per i giornalisti intitolato “Il futuro dei giornalisti e dell’informazione nella pubblica amministrazione”, promosso dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome in collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia. In Italia, rispetto agli altri Stati europei c’è la legge 150/2000 come pietra miliare per l’informazione pubblica ma è stato evidenziato come sia ormai obsoleta, necessiti di essere riformata alla luce dello sviluppo dell’informazione digitale e dei social che hanno rivoluzionato anche la comunicazione degli enti pubblici. Anche l’articolo 9 della legge 28/2000 sulla par condicio si chiede che vada sottoposto ad una profonda revisione. Questo il messaggio inviato da tutti i relatori che oggi hanno partecipato all’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli al convegno. La necessità di riformare la legge 28/2000 sulla par condicio nella parte relativa agli enti locali è stata sottolineata sia dalla Presidente del Corecom Lombardia Marianna Sala che da Roberto Ciambetti, Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e Presidente del Consiglio regionale del Veneto. La frequenza con cui si vota in Italia rende di fatto afone le pubbliche amministrazioni elettive per molti mesi l’anno e ciò crea un problema nella relazione tra cittadini e istituzioni, un rapporto già in crisi a causa della proliferazione di fake news e di notizie imprecise che circolano senza alcun controllo sui social. Alessandro Fermi, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia ha ribadito: “Il cuore dell’ufficio stampa dev’essere composto da giornalisti sia per motivi deontologici sia per le competenze specialistiche che possono e sanno portare”. Tra i presenti anche Aurelio Biassoni, Direttore Struttura Stampa di Regione Lombardia per il Consiglio che ha sottolineato dal punto di vista deontologico il ruolo di garanzia e trasparenza che il giornalista riveste nella Pubblica Amministrazione, soprattutto nei confronti dei cittadini e dei colleghi delle redazioni, ma anche delle stesse istituzioni. A livello europeo il ruolo del giornalista è riconosciuto, ma molto deve essere ancora realizzato per normare una formazione specifica uguale in tutti gli Stati dell’Unione europea. Inoltre le associazioni dei giornalisti come EUSJA (associazione europea giornalisti scientifici) ribadiscono il ruolo del giornalista scientifico, le cui specializzazioni consentono di essere al fianco delle istituzioni soprattutto in situazioni pandemiche o di emergenza con informazioni corrette, valutazioni di studi scientifici per impact factor e possono combattere il proliferare delle notizie false. Si stanno facendo a livello europeo diversi progetti per migliorare la professionalità dei giornalisti, per innovarne la formazione, per evitare che figure ibride e impreparate dal punto di vista etico e di competenze possano sostituirle sia nel settore pubblico che privato. I finanziamenti dell'Unione Europea a favore dei progetti in corso, volti a sostenere la sicurezza dei giornalisti nonché la libertà e il pluralismo dei media, ammontano a 21,5 milioni di euro. Poi ci sono diversi fondi per progetti di fact checking e lotta alle false notizie e per un’innovazione nella comunicazione che metta al centro l’etica e la libertà di espressione. Non si ritengono corrette a livello europeo quelle associazioni che danno degli attestati di “comunicatori pubblici” a pagamento, con corsi a pagamento e senza la presenza di docenti giornalisti, con attestati e corsi quindi non riconosciuti dall’ordine professionale. Si segnala che stanno aumentando le truffe a livello europeo con titoli di studio farlocchi, attestati, soprattutto on line, a pagamento, ma senza alcun valore riconosciuto poi nel mondo del lavoro.
Domanda: ci sono reti di università a livello europeo ? Mauro Dutto
Risposta: sì e ci sono anche dei fondi europei per incentivare tali reti di cooperazione tra università. Le segnalo ad esempio che entro il 31 gennaio è possibile rispondere ad un bando europeo del programma Erasmusplus, che ha due ambiti ovvero 1- Intensificazione della preesistente cooperazione istituzionale transnazionale profonda – che prevede fondi per dare aiuto finanziario ad alleanze di cooperazione istituzionale transnazionale già esistenti, comprese, ma non solo, le alleanze di Università Europee selezionate a seguito del bando ErasmusPlus 2020. Si punta ad intensificare ed espandere ulteriormente la cooperazione istituzionale esistente per far avanzare la trasformazione dell'istruzione superiore in alleanze di Università Europee a pieno titolo. Mentre con il topic 1- Sviluppo di una nuova cooperazione istituzionale transnazionale profonda – sono previsti fondi per l'istituzione di una nuova cooperazione istituzionale transnazionale per una nuova alleanza di Università Europee. Possono beneficiare degli aiuti istituti di istruzione superiore titolari di Carta Erasmus per l'istruzione superiore (ECHE), tra cui istituti d'istruzione superiore già coinvolti in una cooperazione istituzionale transnazionale profonda, quali quelli che sono parte di Università Europee selezionate a seguito del bando ErasmusPlus 2020; altri istituti d'istruzione superiore, in possesso di una ECHE, che desiderino partecipare a queste alleanze esistenti; istituti d'istruzione superiore che intendano stabilire una nuova cooperazione transnazionale profonda per una nuova alleanza; qualsiasi altra organizzazione costituita dagli istituti di istruzione superiore istituita allo scopo di attuare una cooperazione istituzionale transnazionale profonda, comprese le attività educative congiunte. Tutti i beneficiari devono avere sede in uno degli Stati ammissibili dal programma europeo che sono i 27 Stati dell’Unione Europea compresi i PTOM, gli Stati EFTA/SEE, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Paesi dei Balcani occidentali non associati al programma (Albania, Bosnia e Herzegovina, Kosovo, Montenegro). Possono aderire ai progetti ma solo come partner associati organizzazioni pubbliche/private attive nel campo dell’istruzione e della formazione, della ricerca e dell’innovazione o nel mondo del lavoro con sede legale in uno Stato dell’Unione Europea o in uno Stato terzo associato al programma. Il nuovo delinearsi di cooperazione e innovazione per le università implicherà una sinergia con pmi e centri di ricerca per un respiro comune di crescita nella costruzione di innovativi percorsi formativi più adatti al mercato del lavoro che è in continua evoluzione. Ogni progetto può ottenere un cofinanziamento di massimo l’ottanta per cento dei costi ammissibili. Ogni progetto deve essere inoltrato da un consorzio formato da minimo tre istituti di istruzione superiore di tre diversi Stati ammissibili e deve durare massimo 48 mesi. Il bando ha uno stanziamento di 384 milioni di euro, di cui 345 milioni e 600mila per il topic 1 e 38 milioni e 400mila per il topic 2.
Domanda: abito nella regione Campania, ci sono progetti europei per evitare lo spopolamento in montagna? Elvira Sissa
Risposta: sì. Ci sono fondi europei che le regioni possono utilizzare. Ad esempio in Campania è aperto un bando intitolato “Montagna” finalizzato a favorire ed incentivare il ripopolamento e la rivitalizza zione delle aree montane. Si intende perseguire tale finalità attraverso la concessione di risorse a persone fisiche maggiorenni, quale contributo per l’acquisto della piena titolarità di un alloggio da destinare a propria residenza abituale, limitatamente ad alloggi già esistenti alla data di approvazione del bando e siti nei comuni montani della Regione Campania. Il bando offre un contributo a fondo perduto, a fronte di una spesa direttamente sostenuta dal richiedente per l’acquisto di un alloggio. Il contributo sarà erogato in un’unica soluzione, a seguito della positiva istruttoria della domanda di liquidazione, con la quale si dichiarerà la spesa sostenuta. L’importo massimo del contributo, che non può in nessun caso essere superiore a 30mila euro, è pari al 50 per cento delle spese sostenute per l’acquisto dell’alloggio. Il contributo minimo richiedibile è pari a diecimila euro. L’importo del contributo è deciso dal richiedente in sede di domanda di partecipazione, il richiedente si obbliga ad assicurare la quota di cofinanziamento necessaria per coprire la spesa complessiva. bando è strutturato in due fasi. Tutte le fasi saranno gestite in maniera informatizzata attraverso l’applicativo web SFINGE2020 il cui link di accesso è pubblicato sul sito Politiche abitative, nella pagina dedicata al Bando montagna 2022. Possono partecipare persone di cittadinanza italiana o di altro Stato dell’Unione Europea o di altri Stati non appartenenti all’Unione Europea rispettando la normativa sull’immigrazione. In Regione Emilia Romagna ad esempio, grazie ai fondi del PNRR sono già stati approvati oltre 900 progetti per 372 milioni di euro nelle aree montane. Ci sono anche contributi a fondo perduto europei per incentivare il turismo di montagna. Il ripopolamento della superficie montana infatti non è un problema solo italiano.