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Secondo l’Agenzia Nova l'attività economica della Turchia è destinata a espandersi a un ritmo moderato, sulla base di un prezzo del petrolio molto basso e dell'aumento dei salari. E' quanto si legge nelle previsioni finanziarie di primavera della Commissione Ue, secondo cui però dovrebbero calare le esportazioni nette, soprattutto a causa delle sanzioni russe e della situazione instabile della sicurezza a livello nazionale e nel vicinato.

L'inflazione - aggiunge la Commissione - è destinata a rimanere alta, mentre il debito pubblico dovrebbe diminuire. "L'economia turca - spiega il documento Ue - è cresciuta al sorprendente tasso del 4% nel 2015". Il dato si deve accostare a quello dell'aumento della spesa dei consumatori (più 4%), sostenuta soprattutto dal calo del prezzo del petrolio. Anche gli investimenti privati, dopo essere stati vicino alla stagnazione, hanno raggiunto un tasso del 2,7%. Il Prodotto interno lordo della Turchia - secondo le previsioni finanziarie - dopo il 4% nel 2015, dovrebbe attestarsi al 3,5% nel 2016 per poi passare al 3,7% nel 2017. In lieve aumento il tasso di disoccupazione, che passa dal 10,5 per cento del 2015 al 10,9 per cento del 2017.

D’altra parte la crisi politica aperta in questi giorni ad Ankara dal presidente Recep Tayyip Erdogan ha spinto la valuta di Ankara ai minimi.

Secondo Claudia Segre, Presidente Gobal Thinking Foundation, l’annuncio che Erdogan lascerà il suo posto alla leadership del partito di Governo Akp ha colpito i mercati e soprattutto la lira turca con la peggior performance dal 2008. I Credit Default Swap che misurano il rischio di fallimento del Paese sono sotto pressione.

“Il Congresso straordinario dell’Akp si terrà entro fine mese e pare che il primo ministro Davutoglu non correrà per diventare il nuovo leader. Già nell’accordo con l’Ue Erdogan aveva ribadito che la vittoria era tutta sua, e aveva immediatamente ripreso la sua personale guerra con i media e gli oppositori” prosegue Claudia Segre “Ma la credibilità della Turchia e dei suoi futuri progressi è legata proprio a Davutoglu, che sin dai suoi esordi come ministro degli Esteri ha guadagnato rispetto internazionale e si è impegnato nel dialogo religioso interno, cercando di minare la crescente follia misogina e autoritaria di Erdogan”.

Chiaro che sul sito ufficiale del Governo turco si cerchi di minimizzare i rischi futuri. “L'economia Turca ha mostrato prestazioni notevoli grazie alla crescita costante dell’ultimo decennio” si legge. “Una strategia macroeconomica valida, combinata a politiche fiscali prudenti e a importanti riforme strutturali in vigore dal 2002, ha consentito l'integrazione dell'economia del Paese nel mondo globalizzato, trasformandolo in uno dei principali beneficiari degli investimenti diretti esteri”. Per concludere: “Tenendo conto del fatto che tali riforme hanno rafforzato i fondamentali macroeconomici del Paese, l’economia è cresciuta con un tasso di crescita annuo medio del PIL reale del 4,7 % durante il periodo dal 2002 al 2014. Inoltre, l’incredibile prestazione economica della Turchia nell’ultimo decennio incoraggia esperti e istituzioni internazionali a sviluppare previsioni fiduciose sul futuro economico della Turchia”.

Nel frattempo pochi giorni fa si è celebrato a Istanbul il matrimonio tra la figlia di Erdogan, Sumeyye, e l'industriale Selcuk Bayraktar. Tra i seimila invitati figurano molti nomi illustri della politica e dell'economia, compresa l'intera leadership del partito al governo, l'Akp.
Testimone di nozze? Ahmet Davutoglu, proprio l’avversario di Erdogan. Un segnale di stabilità? Chissà. Però un altro genero di Erdogan, Berat Albayrak, attuale ministro dell'Energia, è uno dei candidati alla successione di Davutoglu alla guida dell'Akp e del Governo.

Paolo Brambilla


 

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