Libri & Editori
Fascismo visto da Lampedusa, diario del confinato politico Giuseppe Scalarini
Su Mussolini e il fascismo si è diffuso un giudizio indulgente, a demolire questa lettura benevola il libro illustrato del confinato Giuseppe Scalarini
Su Mussolini e il fascismo è diffuso un giudizio indulgente: l’idea che, in fondo, il regime non fosse poi pessimo, e che tutto sia precipitato quando il Duce si mise a seguire troppo da vicino il percorso di Hitler. Se non avesse varato le leggi razziali contro gli ebrei e non fosse entrato in guerra nel giugno 1940, quando sembrava che la Germania Nazista stesse per cogliere una vittoria netta contro Francia e Gran Bretagna, alla fin fine – secondo questa formulazione - il bilancio del ventennio non sarebbe del tutto in perdita.
A demolire questa lettura benevola può contribuire una pubblicazione non sulla guerra, i lutti, i massacri ma sulla satira politica e un suo indiscusso protagonista: Giuseppe Scalarini, illustratore di giornali socialisti e soprattutto dell’Avanti!
Un libro gratuito – disponibile non in forma cartacea ma sul sito fondazioneannakuliscioff.it – si intitola Il Confinato ed è un diario, illustrato con piccolo schizzi e disegni, del lungo periodo che Scalarini passò in luoghi di confino politico o campi di concentramento: dal 1926 fino al 1940. Lampedusa innanzitutto, poi Ustica, Istonio e Bucchianico (gli ultimi due in terraferma, in Abruzzo). Con le notazioni ironiche di cui era maestro, l’autore racconta la vita del “coatto”. Timori, controlli, vessazioni e anche costrizioni fisiche che erano riservate agli oppositori irriducibili del fascismo.
Nato nel 1873, Giuseppe Scalarini, mantovano, si distinse fin da giovane per il suo antimilitarismo intransigente. E per quello subì condanne e persecuzioni già prima della presa del potere di Mussolini. Divenuto vignettista dell’Avanti! nel 1911 – l’anno della guerra di Libia – continuò fino a quando il giornale socialista venne soppresso. Subì due aggressioni squadristiche (una gli lasciò segni permanenti). Dopo la seconda passò direttamente dall’ospedale al carcere, e da lì finì al confino.
Prima che l’Italia entrasse in guerra poté tornare a casa sua, ma rimanendo un “sorvegliato speciale”. Per ordine espresso di Mussolini non poteva pubblicare scritti o disegni. Nel 1943 sfuggì fortunosamente ad un nuovo arresto da parte dei fascisti di Salò. A liberazione avvenuta tornò al suo lavoro di illustratore e disegnatore satirico, e morì nel 1948.
Perseguitato con accanimento, e tenuto nella condizione di non poter nuocere con la penna e la matita, i suoi “reati” erano esclusivamente di opinione, di espressione, di cultura. A queste vessazioni reagiva con tenacia e senza proclami. Annotava, tracciava piccoli disegni nel suo stile sarcastico. E badava, lo racconta passo passo, a non farsi sorprendere da guardie e vigilanti: se gli avessero trovato le prove di questa persistenza nello sbeffeggiare la dittatura e l’oppressione avrebbe potuto subire altri maggiori soprusi. Invece fu abile nel nascondere appunti e scarabocchi, e soprattutto nel farli uscire alla fine dai luoghi di reclusione.
E’ grazie a questa costanza che, oggi, per iniziativa della Fondazione Anna Kuliscioff che ha sede a Milano ed è presieduta da Walter Galbusera, abbiamo l’occasione di leggere e vedere che cosa fosse la quotidianità per coloro che, per convinzione e militanza politica, per coerenza con la proprie idee, sfidarono Mussolini e il fascismo. Una lettura anche divertente, ricca di aneddoti, di figure sia raccontate che illustrate di reclusi e di aguzzini. Ottimo per capire, anche guardando all’oggi, come è fatto davvero un regime oppressivo.