Sport
Bivio Volante, esempio di vero calcio fra giovani talenti e ragazzi ruspanti
Su Affaritaliani.it il racconto della squadra di Pianello Val Tidone, provincia di Piacenza
Dalla panchina lo vedi perché quando sorride gli si accendono i denti bianchissimi. Se lo convinci a venire al bar con gli altri ti racconta che non si è mai sentito discriminato per il colore della pelle, tranne una volta, ma quello non è un problema suo, perché il razzismo è una grana per gli ignoranti, non per lui. Moh fa il magazziniere, ma vorrebbe viaggiare, migliorarsi. E non beve alcol, perché la sua religione non glielo permette.
Questo è un po’ problematico, in effetti, se giochi nel Bivio, perché dopo le partite, che si vinca o che si perda, si va tutti insieme a far baldoria, come nel rugby. Si chiama terzo tempo ed è importante almeno come i due tempi di gioco sul campo. Nel terzo sono tutti titolari, anche le morose e gli amici. E il fuoriclasse diventa Lucio, uno che sul campo mette soprattutto personalità, ma col bicchiere in mano ha del talento. Non è che sia poi così straordinario, forse, ma è proprio per questo che è l’essenza del calcio e dello sport.
Da qualche mese c’è anche uno sponsor, Andrea Bricchi, che di solito viene associato al mondo dell’impresa, ai trasporti, alle telecomunicazioni o, nello sport, al Milan e ai milanisti, ma che qui sembra sguazzare tra tribuna e tavolini del bar come un luccio in acque profonde. Sembra anch’egli rapito da questa storia quasi antica, un po’ natalizia, che non ha come obiettivo il successo, ma che considera un successo essere proprio così com’è. E in fondo a chi potrebbe importare vincere un campionato di terza categoria, di fronte all’estasi dell’amicizia e di tanti sorrisi puliti?
Ci permettiamo un piccolo suggerimento. Se un giorno avete voglia e tempo, cercate il calendario del Bivio Volante. Quando gioca in casa, a Pianello, potrebbe essere l’occasione per un viaggio speciale, per scegliere una trattoria di quelle storiche, mangiare come si deve tra viti ed anolini, poi fare un salto al campetto del paese, col sorriso, a veder correre un gruppo di amici. E magari aspettarli dopo la partita per berci anche una birra. Non serve nemmeno il biglietto o la prenotazione, solo il greenpass, green come la maglia di una delle più belle squadre d’Italia.