Sport
Da Rummenigge a Kahn: il Bayern Monaco è un club modello, contro la Superlega
Come costruire la squadra più forte del mondo senza cedere alla logica del calcio-business? Il punto di vista dell'ad del Bayern che ha vinto tutto
La Superlega è davvero la soluzione giusta per i problemi del calcio? Non secondo Karl-Heinz Rummenigge, amministratore delegato dal Bayern Monaco. L’ex attaccante dell’Inter e della nazionale tedesca, Pallone d’oro per due anni consecutivi nel 1980 e 1981, ha vinto tutto come calciatore, ma ha saputo fare ancora meglio come manager. Il suo percorso si chiuderà il 30 giugno, con sei mesi di anticipo sulla scadenza naturale di fine anno, ma solamente per accelerare la transizione con Oliver Kahn, altro calciatore passato dietro la scrivania.
Vincere senza follie economiche
Il bilancio finale del Rummenigge dirigente, che ha iniziato nel 1991 come vicepresidente, è decisamente scintillante: il Bayern Monaco è diventato la squadra più forte del mondo mantenendo i conti in ordine. Nell’ultima stagione il club bavarese ha inanellato una fantastica “sestina”, la seconda della sua storia, vincendo Mondiale per Club, Champions League, Supercoppa europea, Bundesliga, Coppa e Supercoppa di Germania! Solo il Barcellona è riuscito a fare lo stesso en-plein per ben due volte. Il Bayern lo ha fatto con una solidità economica che le ha permesso di snobbare con un secco “nein” il progetto-Superlega, invece abbracciato dai catalani e da altre 11 big europee, tra cui Juve, Inter e Milan. “La Superlega danneggia tutto il calcio europeo. La soluzione è ridurre i costi. Con la Superlega i club cercano di risolvere il problema dei debiti, peggiorati con la pandemia. Ma la strada non può essere quella di incassare sempre di più e pagare sempre di più giocatori e agenti. Dobbiamo ridurre un po' le cose, non metterne altre sul tavolo. Abbiamo esagerato con le spese: tutti, nessuno escluso. È il momento di fare un calcio meno arrogante”, ha detto Rummenigge in una recente intervista a La Gazzetta dello Sport.
Azionariato popolare
Spesso il Bayern Monaco viene definito “la Juventus tedesca”, ma in realtà il suo dominio nazionale è ancora più tirannico: i bavaresi hanno vinto per ben 31 volte la Bundesliga e, dal 1995 a oggi, in una sola occasione sono rimasti per due anni senza conquistarla, altrimenti il loro digiuno è durato al massimo per una stagione. A differenza di numerose rivali europee, sempre più dipendenti dagli investitori stranieri, la proprietà è saldamente in mano all’azionariato popolare: con 293.000 soci che formano il 75% dell’azionariato, mentre le grandi aziende partner (Adidas, Allianz e Audi) detengono complessivamente il rimanente 25%.
Stadio di proprietà e conti in ordine
Quando Rummenigge parla della necessità di contenere le spese, lo fa a buona ragione: pur essendo il terzo club al mondo per fatturato, con 634 milioni di euro, il Bayern è estremamente cauto nello spendere e la squadra che ha fatto incetta di trofei nell’ultima stagione è stata costruita con uno sbilancio di mercato di soli 171 milioni di euro nell’ultimo quinquennio. Il paragone con le società italiane, nel rapporto tra spese e vittorie, è decisamente impietoso! A buona ragione, quindi, diversi club nostrani vedono il Bayern come un modello, anche per quanto riguarda la gestione dello stadio: la Allianz Arena è stata costruita grazie a un mutuo di 350 milioni di euro che il club ha restituito in soli nove anni, invece che nei 25 previsti dal contratto! Inaugurato per i mondiali 2006, lo stadio dalla faccia cangiante era inizialmente condiviso con i cugini del Monaco 1860, che poi per difficoltà economiche sono emigrati altrove: il Bayern non ha avuto alcuna difficoltà nel subentrare ai soci in ambasce