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Il calcio è vicino al crack: serve il Risk Manager anche nello sport
Vincere sul campo non basta: se non c'è managerialità, rischiano anche i top club
Risk Management nel calcio: Juventus, Barcellona, Chelsea e….
Il pallone può sgonfiarsi e persino esplodere. Il mondo del calcio, per anni ritenuto immune a ogni crisi, è vicino a quello che in gergo tecnico si chiama “worst case scenario”. Che le cose siano vicine al “peggio possibile” lo dimostrano situazioni clamorose come quelle che hanno coinvolto big planetarie. Ad esempio la Juventus, alle prese con una delicatissima vicenda giudiziaria, il Barcellona, sotto accusa per corruzione, e prima ancora il Chelsea, colpito dall’onda lunga della guerra in Ucraina e dalle sanzioni internazionali che hanno messo in fuga il suo deus ex machina, Roman Abramovich.
Il Risk Management, tra campo e Borsa
Bisogna mettere in conto un rischio che non è “solo” quello di fallire gli obiettivi sportivi. Serve più managerialità: va introdotta - o potenziata – una figura fondamentale come quella del Risk Manager: “Vi sono due funzioni da rafforzare in modo significativo: la prima è quella svolta dalla governance, l'altra è l'area tecnico-sportiva, andandosi a concentrare in particolar modo sul settore giovanile e la sua organizzazione. Ciò vale tanto che si parli di sport in una logica istituzionale-sociale, ovvero quella che spetta alla visione federativa, quanto che si affronti il tema in logica economica tipica delle maggiori società calcistiche, oggi anche quotate in Borsa”, spiega l'ANRA - Associazione Nazionale Risk Management.
Plusvalenze e conseguenze sull’immagine
Dopo la prima sentenza della giustizia sportiva in merito alle presunte irregolarità di bilancio determinate da plusvalenze sulla compravendita di giocatori, un noto commentatore sportivo ha osservato che il vero rischio di reputazione non è solo nella squadra coinvolta. Se diventa sempre più difficile che un bambino o una bambina si appassioni alle squadre toccate dagli scandali, è la stessa popolarità del calcio a essere messa in discussione. L’industria del pallone deve quindi riuscire a invertire la rotta dando il buon esempio, ma lo stesso vale per ogni sport di tipo professionistico: qualunque sia la disciplina, non si può più fare a meno dei “campioni” anche nella managerialità.