Digitale e lavoro: 77% degli italiani vuole più collaborazione tra generazioni
Lavoro, la rierca presentata al Meeting Prioritalia 2018
Giovani contro anziani? Non proprio. Non in Italia almeno, dove sembra ci sia, al contrario, estremo bisogno di intergenerazionalità. Sono i risultati di una indagine condotta da AstraRicerche per Manageritalia e presentata oggi a Milano durante il Meeting Prioritalia 2018, la fondazione nata su iniziativa delle principali organizzazioni di rappresentanza della dirigenza italiana (CIDA, Federmanager, Manageritalia, Fenda, Fidia e Sindirettivo Centrale) con lo scopo di valorizzare l’impegno della comunità managerialeSecondo l’indagine, condotta su un campione rappresentativo di 1.462 20-75enni, il 74,3% degli italiani pensa che “per avere una vera crescita economica serve il contributo (idee, impegno, valori) di ogni cittadino”. Non solo: il 73,5% ritiene che “per avere una vera crescita economica serve il contributo di tutte le generazioni insieme”, anche dei pensionati, dunque. Additati dalla narrazione corrente come colpevoli del furto di futuro a danno dei giovani, sebbene ritenuti troppo numerosi rispetto alle persone che lavorano (51,9%), gli viene riconosce voglia di impegnarsi assistendo parenti e amici (56,7%) e di essere ben preparati per dare ancora un contributo nella società (53,4%).
Non è quindi un caso che il 76,8% degli italiani valuti positivamente l’intergenerazionalità in modo crescente al crescere dell’età (64% under 40, 80% 50-60enni e 91% over 60). Emerge però una forte differenza tra i desiderata e la realtà: in famiglia, nel lavoro, nel volontariato, nella società, nei rapporti personali, in politica. Il gap più forte è proprio nel mondo del lavoro, come riconoscono gli manager: l’intergenerazionalità non è la norma. Sebbene ci sia un ampio bisogno di far dialogare le varie generazioni, l’intergenerazionalità è diffusa solo al 19,5% in azienda, al 10,6% nella società e all’8,4% in politica. Le cause per italiani e manager sono mancanza di risorse, differenze nell’utilizzo delle nuove tecnologie e saperi, motivi culturali. “I risultati di quest’indagine – ha detto Marcella Mallen, presidente Fondazione Prioritalia – parlano di un Paese unito che ha voglia di collaborare allo sviluppo e di essere accompagnato verso quell’innovazione a livello economico e sociale che ne è la base di partenza”. A confermare questa voglia di collaborare c’è il riconoscimento del vissuto reciproco. I 20-40enni sono ritenuti dagli italiani soprattutto aperti all’innovazione, al cambiamento nella società, nell’economia e nel mondo del lavoro e fondamentali per il successo dell’Italia e per la sua ripresa economica (64,3%, 67% dai 50-65enni) anche se si ritiene che siano per lo più una generazione che pensa più a sé stessa più che al bene comune (57,7%, 61% dai 41-49enni).
Dei 50-65enni gli italiani pensano che hanno etica e valori forti (72,7%, 66% gli under 40) e sono ben preparati per il mondo del lavoro (68,3%, 59% gli under 40) ma meno aperti all’innovazione.
Ma l’indagine AstraRicerche per Manageritalia chiede agli italiani anche altro: per oltre il 70% per la crescita economica serve dare spazio a merito e competenza, occorrono investimenti da parte delle aziende e una visione per il domani, attraverso, appunto, il contributo di tutti.
A conferma si afferma che attori della ripresa devono essere imprenditori, manager pubblici e privati, intellettuali e insegnanti, i più giovani (under 40), i più esperti (50-65enni) e anche, ai primi posti, la tanto vituperata classe politica (71,7%). Dalla crescita economica ci si attende tanto dato che secondo il 61,8% degli italiani permetterà di garantire la pensione ai pensionati attuali e futuri e redditi a chi lavora. Ma solo uno su quattro pensa che la crescita sia già iniziata e la crisi sia alle spalle, così come quasi un italiano su due (43,9%) pensa che anche con una forte crescita economica milioni di persone in Italia resteranno in uno stato di povertà o vicino alla povertà. A riprova della volontà di collaborare e lottare insieme per il futuro, tutti (92,7%) sono propensi a mettere a disposizione le loro competenze per creare sviluppo, in particolare, per la crescita della generazione che segue e del territorio dove si abita. “I manager, per il loro ruolo - ha concluso - Marcella Mallen, presidente Fondazione Prioritalia - devono essere il motore di un processo che deve coinvolgere l’Italia produttiva e contestualmente tutti gli italiani per costruire davvero un’alleanza tra generazioni e territori che in azienda, ma ancor più fuori, ci veda partecipi di un cambio di paradigma indispensabile per riprenderci il futuro”.